I piccoli passi per un ponte su Ankara (20 dicembre 2004)
Sull’ingresso della Turchia in Europa, abbiamo dedicato diversi
commenti: certamente un avvenimento determinante per la storia futura di
un mondo il cui destino resta confuso. Ne siamo lieti, giacché malgrado
il dissenso di molti, lungimiranti rappresentanti di Istituzioni interne
ed internazionali hanno avviato, è storia di questi giorni, su basi
positive, certamente concilianti, il dialogo che dovrà portare la
Turchia in Europa.
Ci piace peraltro notare che le nostre tradizionali Agenzie di
riferimento siano seguite anche da coloro che, pur non essendo
specificamente “addetti ai lavori” nell’ambito delle tematiche relative
alla “Italianità nel mondo”, si trovano comunque in una posizione, quali
operatori o funzionari internazionali, di grande sensibilità verso
argomenti di così importante portata.
Del resto, molte le telefonate che registriamo; testimoniano attenzione
anche se non sempre di assenso.
Ne siamo lieti: un ampio dibattito è l’obiettivo a cui miriamo, e siamo
grati a tutti coloro che, intervenendo in un senso o nell’altro, danno
il loro prezioso contributo di esperienza e professionalità.
Per gli studiosi, è una tentazione spesso irresistibile credere che la
migliore strada per influire sulla politica sia quella di sussurrare
all’orecchio del Ministro di turno; ma in realtà, quel sussurro si
perderà nel clamore degli interessi nascosti e nella fretta della
politica del “giorno per giorno”. E’ facile dimenticare che la strada
principale per la quale gli studiosi possono esercitare un’influenza è,
come è sempre stato, quella di un’ampia sensibilizzazione dell’intera
società civile.
Perché si tratta di una società civile silenziosa ma laboriosa, che
parla poco, ma sa ascoltare ed agire molto e bene, e che è composta
anche da una molteplicità di tecnici, funzionari, operatori
internazionali, volontari e diplomatici che, ciascuno nel suo piccolo e
per la propria parte, danno un contributo essenziale al funzionamento
dell’intero sistema.
Anche ad essi in primo luogo dobbiamo rivolgerci, perché anche con la
loro preziosa azione coordinata è possibile imporre ad una politica
spregiudicata ed egoista il perseguimento di obiettivi giusti e
lungimiranti, anche quando non siano politically correct, con la forza
dei fatti e di una base che nemmeno il più indifferente dei Governanti
potrà più ignorare.
In quest’ottica ci conforta l’aver suscitato, con i nostri commenti,
interventi, appunto, critici o di assenso alle varie argomentazioni;
registriamo, fra gli altri, il parere espressoci da un alto funzionario
italiano presso l’ONU, quando afferma: “Bene o male dovremo confrontarci
con “gli altri” siano essi i cinesi, gli indiani, gli islamici. Come già
il mondo ha fatto cinquant’anni fa con i giapponesi che sembravano così
diversi e che ora ci sono tanto vicini, saremo costretti al confronto ed
all’integrazione. Allora è meglio non stare a tirarcela tanto e dare da
subito una prospettiva di lungimiranza alla soluzione di un problema
che, se ben impostato da adesso, spero non debba travagliare la vita dei
nostri figli”.
Sono parole di questo tenore, espresse ad un così alto livello, che
rappresentano il miglior riconoscimento per i nostri sforzi di sempre
per quella che a lungo è sembrata una “crociata” di pochi contro un
intero mondo che appariva chiuso nella sua indifferenza.
Si è riusciti ad aprire una breccia in quel muro dell’incomprensione che
deve essere abbattuto.
Come su una cartina di tornasole, i frutti di questa azione si vedono
anche negli sviluppi istituzionali, che poi sono quelli che contano.
Bene ha fatto il CGIE, nel fissare in Turchia i lavori della prossima
Commissione Continentale Europa - Nord Africa: un altro passo nel senso
di una piena integrazione. E’ un gesto dal grande valore simbolico, e
che allo stesso tempo permetterà a molti di vedere di persona e toccare
con mano, per rendersi conto che assai spesso l’incomunicabilità è un
frutto dei nostri pregiudizi, e che i valori in comune sono tanti di più
di quanto si potrebbe immaginare.
Il Corriere della Sera titola in prima pagina: “L’Europa scommette sulla
Turchia”.
Certamente positivi gli ultimi negoziati col Governo di Ankara, che
comunque hanno permesso di avviare a soluzione la spinosa questione di
Cipro, permettendo alla Turchia di proseguire l’iter che le consentirà
di entrare nell’Unione Europea: è una svolta epocale.
Si tratta della prima, vera dimostrazione di lungimiranza data da
un’Europa che non ha chiuso le porte al dialogo e, memore delle tragedie
che l’hanno travagliata in passato, ha deciso di giocare la carta
vincente dei valori di civiltà che abbiamo in comune, piuttosto di
quella delle inevitabili differenze che ci avrebbe trascinati in una
spirale di tensione e reciproca incomprensione.
È un grande risultato, ottenuto grazie ad alcuni Governanti europei che
sono riusciti a comprendere appieno il significato profondo del momento,
agendo di conseguenza con testarda determinazione.
Ma dietro il loro successo, come sempre avviene, c’è il lavoro
incessante di una miriade di operatori che, restando lontani dalle luci
della ribalta, hanno saputo capire quale strada era giusto prendere, ed
hanno spinto con tutte le forze affinché la si prendesse.
Loro, prima di ogni altro, sono sempre i diretti destinatari dei nostri
appelli e dei nostri commenti.
A loro, prima che ad ogni altro, va il nostro plauso e la nostra stima.