Rotary International e dialogo euro-mediterraneo (14 febbraio 2005)
La capacità del Rotary International, presente in ogni parte del mondo,
di comprendere a fondo quali siano le grandi sfide che ogni epoca
lancia, e di avere il coraggio di non tirarsi mai indietro, facendosi
piuttosto avanguardia ed esempio per i tanti che tendono invece ad
adagiarsi, non è certo cosa nuova.
È piuttosto una caratteristica intrinseca che questa grande Associazione
di service si porta dietro fin dalla sua fondazione, dal 1905. E proprio
i festeggiamenti per il centenario, che quest’anno si susseguono
coinvolgendo tutti i Club a livello planetario, costituiscono
un’occasione unica per toccare con mano l’impegno a tutto campo e la
lungimiranza del Rotary: sempre presente dove più c’è bisogno; sempre
portatore di un contributo essenziale, in termini di professionalità ed
umanità, per la soluzione dei grandi drammi che ancora ci affliggono nel
terzo millennio.
Nel contesto si inserisce l’iniziativa del Rotary Club di Prato, che
dando un carattere di forte internazionalità al suo programma per il
centenario, ha invitato a Prato una delegazione algerina del Rotary Club
Alger Renaissance, ospite del Club italiano. Il programma rientra nel
quadro delle attività del Cip - Comitato Interpaese Maghreb - Italia, di
cui è Presidente il Conte Franco Santellocco Gargano, che ha coordinato
il tutto con il valido contributo del Presidente del Rotary Club di
Prato Aldo Grassi e del Presidente del Rotary Club Alger Renaissance
Farid Zedek.
In questo nuovo secolo, segnato fin dall’inizio dall’incubo del
fondamentalismo e della “guerra di civiltà”, si tratta di un segnale di
enorme importanza, e di grande coraggio. Si tratta della dimostrazione
che i predicatori di guerra ed intolleranza non parlano a nome di tutti,
e che su entrambe le sponde di questo mare nostrum, di questo mare
comune che è il Mediterraneo vi sono ancora tanti uomini che rifiutano
la facile scappatoia dell’odio assoluto e preferiscono la strada, lunga
ed irta di ostacoli, del dialogo e della tolleranza. E’ una scelta
coraggiosa, certo difficile in questi anni bui in cui la speranza sembra
essere scomparsa, ma è anche l’unica strada che potrà portarci verso un
futuro migliore, per noi e per i nostri figli, piuttosto che verso
l’autodistruzione.
Questa consapevolezza, questa convinzione anima gli sforzi dei Rotary
Club, tanto della sponda Nord quanto della sponda Sud.
La troviamo nella stessa genesi del Rotary Club Alger Renaissance: nato
a metà degli anni ’90, nei cosiddetti “anni difficili” dell’Algeria, fu
chiamato Renaissance proprio per evidenziare la speranza di un
“Rinascimento” del proprio Paese, sul modello del Rinascimento toscano,
italiano.
Questa caratteristica precipua ha portato in seguito alla maturazione,
ed alla concreta realizzazione, dell’idea di un gemellaggio con il
Rotary Club di Prato, avvenuto nel 2000 con una toccante cerimonia.
Era solo l’inizio: il gemellaggio è stato la premessa di un’attività
coordinata a tutto campo, portatrice di grande arricchimento per
entrambe le realtà partecipanti che, pur nelle proprie individualità e
diversità, sono state unite dalla ferma volontà di contribuire
attivamente alla pace, al dialogo costruttivo, all’aiuto verso i più
bisognosi. Rifulge ad esempio la grande azione umanitaria, promossa dal
Club di Prato ma resa possibile dal gemellaggio, con cui è stato salvato
un bimbo affetto da cardiopatia congenita, operato presso l’Ospedale
Pasquinucci di Massa.
In una parola, non si tratta di una cerimonia formale e sterile, ma di
un percorso coerente, costruttivo ed efficace, portato avanti da due
realtà diverse ma desiderose di conoscersi, apprezzando le reciproche
peculiarità ed i punti di contatto, per poter costruire insieme un
futuro migliore.
Troppo spesso il pregiudizio e la paura annebbiano la nostra capacità di
valutazione, e ci fanno apparire il mondo musulmano come “l’eterno
saraceno”, nelle parole del prof. Mustapha Cherif, senza farci vedere
l’impegno concreto di chi cerca di essere “amico” e “fratello”.
Dobbiamo avere la forza di vincere questa paura, ed accogliere
“l’altro”, come diceva Levinas, “ogni altro”, e salvare così la nostra
anima.
L’8 Febbraio, la delegazione algerina, islamica, ospite in Italia è
stata ricevuta, dopo averlo fortemente voluto, dal Vescovo di Prato.
Quale segnale può essere più importante, oggi, mentre cercano da più
parti di farci credere che il dialogo interreligioso sia una chimera
irraggiungibile ?
La tolleranza, quando è sincera e cerca sempre il dialogo, non si limita
mai: si espande, abbatte le barriere, permette di raggiungere risultati
che sembravano impossibili.
Ne abbiamo avuta una piccola dimostrazione.
Un antico proverbio cinese recita: “Chi accetta un gesto gentile, sarà
costretto a riporre la spada”.
Non smettiamo mai di lavorare per rendere possibile quel gesto, e
cambiare così in meglio il futuro del nostro mondo.