Realismo ed illusione: organizzazione, unione, determinazione (24
febbraio 2005)
Un sassolino è stato gettato nello stagno ed ha suscitato qualche
reazione, timida e contenuta, per il momento.
Non c’era da attendersi di più.
L’area cui fanno riferimento i riformisti moderati non ha una
organizzazione monolitica, non ha un partito fortemente radicato sul
territorio nazionale per suggerire comportamenti ed azioni, non ha
funzionari a suo tempo saggiamente sparpagliati nel mondo nelle
organizzazioni internazionali, nei patronati ed in altri organismi
parapubblici dello stesso tipo.
I riformisti moderati sono emigrati che hanno faticato e lavorato per
raggiungere posizioni sociali ed economiche talvolta di prestigio spesso
soltanto tranquille, hanno imparato ad adeguarsi ed utilizzare con
intraprendenza le legislazioni dei Paesi che li ospitano.
Si aspettano che la loro rappresentanza parlamentare proponga adeguate
iniziative per eliminare taluni aspetti discriminatori della
legislazione italiana nei confronti dei cittadini residenti all'estero
ed per alleviare, in alcune aree del Continente americano, le situazioni
di crisi che hanno gravemente eroso i risparmi delle famiglie.
Queste persone, oneste e sagge, non sono attirate o illuse dalle
soluzioni miracolose o utopistiche proposte dai soliti demagoghi ma
spesso non trovano riferimenti visibili, vicini al loro concetto di
vita, concreto e moderato e conoscono solo vagamente motivazioni,
programmi e dirigenti dei movimenti politici nazionali.
È ormai tempo di reagire e di ideare un percorso che consenta di dare
voce ai riformisti moderati presenti nel mondo della emigrazione,
iniziando col creare un’area di aggregazione di pensiero e di
comportamenti.
Tale iniziativa deve necessariamente avere origine in Madrepatria
affinché sia aderente alla realtà politica in cui si muovono gli opposti
interessi.
Tuttavia non appena creata la base cosiddetta "ideologica" su cui
confrontarsi, la Madrepatria deve trovare la forza di fare un passo
indietro e restituire l’iniziativa al mondo della emigrazione ed agli
esponenti delle collettività che vorranno mettersi in gioco.
Toccherà a loro confrontare il programma di base con le realtà locali e
le aspettative delle comunità che si ripromettono di rappresentare,
individuare il bacino elettorale cui esso deve essere proposto,
convincerlo poi della efficacia delle soluzioni presentate.
Toccherà a loro mediare le ambizioni personali, individuando nel mondo
della emigrazione il candidato che abbia le maggiori possibilità di
essere eletto per rappresentare gli interessi del bacino elettorale cui
si propone, tenendo pur sempre presente che i personalismi spesso
concedono soddisfazioni individuali, ma altrettanto spesso portano a
sconfitte elettorali.
L'obiettivo è quello di portare in Parlamento un folto gruppo di
riformatori moderati, capace di ispirarsi alle migliori esperienze
legislative dei Paesi di residenza e di portare nelle nostre aule
parlamentari una ventata di idee nuove, desideroso di esprimere le
aspettative delle comunità all'estero, individuate in una lunga
esperienza di vita nei Paesi di residenza e non nelle chiuse stanze
delle segreterie dei partiti metropolitani.
È un obiettivo ambizioso che richiede organizzazione unitaria,
attitudine al confronto ed alla mediazione, risorse, entusiasmo,
capacità di mobilitazione: l'area politica massimalista e radicale lo ha
capito e si sta muovendo con iniziativa e l'abituale spregiudicatezza.
Il tempo vola e le elezioni del 2006 bussano alle porte: l'area politica
riformista moderata sta ancora cincischiando in iniziative isolate e
spesso personali e rischia di perdere un treno che è ormai lanciato.
Le prossime elezioni saranno un duro cimento: soltanto organizzazione,
unione e determinazione accompagnate da adeguate risorse possono
condurre al successo.
Che si aspetta?