Solidarietà internazionale: 100 anni di Rotary (28 febbraio 2005)
Il Rotary Club ha da poco compiuto cento anni, ed il bilancio di questo
secolo di storia è segnato dall’impegno, da grandi traguardi raggiunti,
da un’attività mondiale di service che ormai spazia andando a coprire
ogni campo in cui vi sia bisogno.
La grande forza del Rotary è stata quella di aver sempre saputo cogliere
le nuove sfide del suo tempo senza mai sottrarvisi: uno degli esempi,
senza bisogno di troppi commenti, è la toccante cerimonia organizzata
dal Rotary Club di Avezzano, il 23 Febbraio, che si inserisce nel
contesto delle celebrazioni per questo importante evento.
Da sottolineare è soprattutto la partecipazione ai festeggiamenti di una
delegazione del Rotary Club di Algeri che, legato al Rotary Club di
Avezzano da rapporti di stretta amicizia e da un gemellaggio, non ha
voluto mancare a questo evento. In primo piano soprattutto la presenza
dell’Ambasciatore d’Algeria a Roma, che nonostante le difficoltà causate
dal maltempo non è voluto mancare.
Si è trattato non di una partecipazione di circostanza, ma di una
presenza sentita e fortemente voluta, frutto di un percorso lineare che
ha avuto origine nell’ormai lontano 1993 quando, con Giulio Ranalli
Presidente, si svolse proprio ad Avezzano la cerimonia e la firma che
sancì il gemellaggio tra il Rotary Club locale ed il Rotary Club di
Algeri.
Da allora, tanto è stato fatto, in un cammino che entrambe le realtà
sono state capaci di seguire insieme, fianco a fianco, l’una a sostegno
dell’altra, in una prova di solidarietà internazionale che ha saputo
unire in uno sforzo comune le due sponde del Mediterraneo, al di là di
ogni reciproca diversità, dando una testimonianza concreta di come sia
possibile un futuro diverso da quello che gli strateghi del terrore
vogliono farci immaginare. I passi avanti sono stati rapidi e decisi:
nell’Ottobre del 1997 è stato costituito il Comitato Interpaese
Algeria-Italia, un altro mattone importante di quel ponte che unisce
Nord e Sud del mondo passando per quel minimo comune denominatore che è
il mar Mediterraneo: un unico "lago" tra due Continenti.
In seguito, visti i brillanti risultati, lo sviluppo positivo è
continuato, e si è ampliato l’ambito operativo con la creazione del
Comitato Interpaese Maghreb- Italia. Il risultato lo provano i numeri:
65 azioni complessivamente portate a buon fine, con le risorse
economiche complessive mobilitate che ammontano finora a 6,5 milioni di
Euro. Non è poco, considerato che si tratta di un’associazione,
espressione della società civile : dietro ogni numero, dietro ogni nuovo
successo, c’è una storia fatta di tanti uomini di buona volontà, di
tante speranze, di sogni realizzati.
Gli esempi potrebbero essere innumerevoli. Basti qui ricordare i più
significativi, come il progetto "Dona la gioia di vivere a un bimbo" ,
iniziato nel 1996 e concluso nel 2004, con il quale sono stati salvati
56 bambini affetti da cardiopatie congenite per complessivi 65
interventi chirurgici: circa 1 milione di Euro le risorse economiche
attivate e tanto, tanto amore di famiglie per l’accoglienza e la
convalescenza.
Altro stupendo esempio: il "Progetto Mediterraneo", che permette da
ormai quattro anni a 65 studenti provenienti dal Maghreb e dall’Eritrea,
tutti di religione islamica, di studiare in Italia: un percorso di studi
quinquennale che li vedrà diplomati nel campo dell’eco-ambiente (periti
agro-tecnici) presso l’Istituto Agrario "P. Cuppari" di Cepagatti, per
tornare nei rispettivi Paesi con un bagaglio culturale fondamentale con
cui contribuire allo sviluppo degli stessi. Soprattutto, torneranno a
casa con un bagaglio morale fondato sulla tolleranza, sul rispetto e
sull’accoglienza, di cui hanno potuto beneficiare e di cui pertanto
diventeranno naturali portatori, in una catena di solidarietà che può
fare molto di più dei tanti discorsi che si sentono ogni giorno.
L’impegno incessante del Comitato Interpaese ha portato finora, per il
tramite del CNR, un totale di 11 medici provenienti dalla sponda Sud a
frequentare un Master annuale presso la prestigiosa Scuola Universitaria
S. Anna di Pisa, con periodi applicativi presso gli ospedali di Bergamo
e Napoli. E ancora: ingegneri ospiti presso il Centro Telespazio di
Avezzano, infermieri presso l’Ospedale di Napoli.
Si tratta, insomma, di un’azione a tutto tondo, del cui impeccabile
coordinamento va dato merito all’ideatore del primo gemellaggio e del
successivo sviluppo: il Conte Franco Santellocco, il cui essenziale
contributo in questo grande percorso di solidarietà è testimoniato dalla
sua lunga Presidenza del Comitato Interpaese Maghreb-Italia: caso
veramente eccezionale che ad uno "straniero" venga assegnato e lasciato
per così tanti anni un incarico di tale responsabilità e
rappresentatività in un organismo rotariano della sponda Sud del
Mediterraneo. E’ prova del rispetto e dell’apprezzamento guadagnati sul
campo con l’impegno di una vita, ed è il simbolo dei positivi frutti che
si possono ottenere quando si ha la capacità di lasciare la porta aperta
al dialogo ed alla solidarietà, senza nessuna aprioristica preclusione.
Questo dunque è il retroscena su cui si inserisce la cerimonia odierna:
non un evento sporadico e casuale, e nemmeno un punto di arrivo, ma
un’altra bella tappa in un percorso che certamente ci darà altre grandi
soddisfazioni, perché dove c’è la buona volontà nulla è impossibile. Una
verità quest’ultima testimoniata, proprio nel corso della manifestazione
per il centenario, dall’esperienza personale di Rachele Fracassi:
scrittrice di inconsueta sensibilità, che ha presentato nel corso della
cerimonia il suo libro autobiografico "Una sconosciuta in casa mia", un
diario che, nelle parole del prof. Umberto Veronesi, "è il racconto di
un cammino di vita offerto alla vita stessa per arrivare a comprendere
che anche nella malattia esiste sempre una rinascita, vince sempre la
scelta di continuare a voler vivere, a voler combattere, a non
arrendersi mai". Un coraggio che Rachele Fracassi ha saputo trasmettere
anche ai presenti, ed alla stessa delegazione algerina, che l’ha
applaudita calorosamente con ammirazione e commozione, segno di un’unità
di sentimento che sussiste profonda sui grandi temi, e che è dunque
capace di spazzar via le differenze contingenti. D’altro canto, proprio
questo toccante momento ha dato l’opportunità alla Presidente del Rotary
Club di Avezzano, la dott.ssa Claudia Di Nicola, nella sua veste di
Presidente dell’Associazione Italiana Donne Medico e dialogando con le
rotariane algerine, di non escludere la creazione di un’Associazione
donne medico anche in Algeria.
Insomma, siamo in pieno cammino e la strada è ancora lunga: dopo le
positive esperienze di Avezzano, Reggio Emilia, Prato, Roma, Guidonia e
Napoli, sono già in programma nuovi gemellaggi di Clubs della sponda Sud
con il Rotary Club dell’Aquila prima (in Aprile) e con il Rotary Club di
Porto S. Giorgio poi (Maggio-Giugno).
Una rete sempre più fitta di solidarietà che si irradia a coprire tutte
le zone d’Italia, dopo essere partita da Avezzano, una piccola città
abruzzese che con i suoi circa 40.000 abitanti ha saputo essere grande
nel comprendere le priorità da affrontare e le sfide di questo
travagliato inizio secolo.
Speriamo che questo esempio sia seguito anche da altri, e che questo
cammino di solidarietà si estenda sempre più, senza mai avere termine,
in quell’aiuto ed arricchimento continuo e reciproco che resta
essenziale per tenere vivo il dialogo, la comprensione, la pace.