Pareri obbligatori? Chi se ne ricorda? (31 marzo 2005)
Quasi per caso, sfogliando su Internet le varie agenzie stampa, capita
di leggere, su una sola di esse, la lettera di un genitore italiano
residente in California che ringrazia il Comites di Houston per aver
dato pubblicità ad un bando di concorso relativo a borse di studio per
l'ammissione negli Istituti universitari nazionali di figli di italiani
residenti stabilmente all'estero nel corso dell'anno accademico
2005/2006 (vedi AISE del 24 marzo 2005 h.13.45).
Il bando di concorso effettivamente esiste, è stato emanato in ossequio
alla legge 288/55, pubblicato sul sito del MAE il 22 marzo ed indica che
il termine per la presentazione delle domande è fissato al 22 aprile
2005.
Si impongono due rapide riflessioni: appare evidente che il Comites di
Houston ha interpretato molto correttamente la funzione di cinghia di
trasmissione fra la comunità e le istituzioni, dando ampia pubblicità ad
un provvedimento, certamente non nuovo, ma probabilmente sconosciuto ai
più, che consente a giovani figli di italiani di riprendere confidenza
con la cultura di una Patria ormai prossima ad essere avvolta nelle
brume dell'oblio, una pubblicità talmente ampia che ne potuto usufruire
un italiano di California che non è certamente ad un tiro di schioppo
dal Texas.
Suscita meraviglia che non sia stata data più ampia diffusione sulla
stampa specializzata ad un evento culturale certamente importante: è pur
vero, se può essere considerata una giustificazione, che la sempre più
pressante campagna elettorale per le elezioni amministrative assorbe i
rappresentanti eletti, in particolare nella zona europea, in maniera
talmente coinvolgente, da avere più a cuore il successo della propria
parte politica che gli interessi reali delle comunità rappresentate.
Il provvedimento è indirizzato ad Italiani residenti all'estero:
leggendo per caso l'articolo 3 della legge istitutiva del CGIE
sembrerebbe che la materia debba essere oggetto di parere obbligatorio
di tale Consiglio. Non ricordiamo che essa sia stata portata all'ordine
del giorno della passata Assemblea plenaria ai primi di marzo, ma non
abbiamo motivo di dubitare che essa sia stata ampiamente dibattuta nel
corso dell'ultimo Comitato di Presidenza, nella settimana prima di
Pasqua.
Talune voci danno atto di vivaci discussioni nel corso di tale sessione
su argomenti importanti quali il finanziamento e quindi il funzionamento
dei Comites, la annosa riforma della legge 153 e forse anche le modalità
di applicazione della sunnominata legge 288/55.
Sulla legge 153 è ormai stato detto tutto il possibile: attendersi che i
vari passaggi Governo, Commissioni, Aula non propongano altre varianti è
pura illusione. Ed allora il CGIE assuma quella funzione di sprone che
gli è propria e solleciti il legislatore a presentarla rapidamente in
Parlamento: in quella sede ciascuno tiri per la giacca i propri
rappresentanti perché il testo licenziato sia il più possibile aderente
a quello proposto dal Consiglio.
Nell'attesa, invece di sfinirsi in un lavoro di Sisifo che subirà
probabilmente numerosi rimaneggiamenti sotto l'influsso delle varie
lobbies, sarebbe opportuno prestare la massima attenzione alle attività
del Governo che interessano gli Italiani all'estero e che in base
all'articolo 3 richiedono un parere obbligatorio da parte del CGIE, come
ad esempio per la legge 288/55. Non abbiamo motivo di ritenere che ciò
non sia fatto: ci piacerebbe averne conferma.