Accordo operativo Unicredit-SIMEST: qualcosa si muove (4 maggio 2005)
Siglata lo scorso 20 aprile una intesa tra Unicredit e SIMEST, la
società pubblica che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese, al
fine di promuovere nuove iniziative a sostegno delle aziende italiane in
tutti i Paesi dove è previsto l’intervento della SIMEST stessa.
Il segnale è positivo : sembra che proprio la nuova SIMEST, ripensata da
pochi anni, abbia finalmente cambiato pelle dando segni di grande
vitalità e disponibilità a raccordarsi con gli Organismi rappresentativi
degli Italiani all’estero.
Questo nuovo accordo, siglato dal Direttore generale della banca
Unicredit, Mario Aramini, e dal Presidente di SIMEST Ruggero Manciati,
prevede la realizzazione di attività di formazione, l’ottimizzazione
delle informazioni per le imprese relative ai mercati ed agli operatori
internazionali, la fornitura di assistenza tecnica e di servizi a
supporto dei programmi di investimento all’estero delle aziende
italiane.
È un passo importante, sulla strada di un sostegno all’imprenditoria
ancora deficitario sotto molteplici punti di vista, nonostante
l’importanza che esso assume nel quadro di una congiuntura economica
internazionale non certo rosea per il nostro Paese, e che impone scelte
precise e coraggiose.
Non si prestano a diversa interpretazione le parole del Vicepresidente
di Confindustria Alberto Bombassei, pronunciate nel corso della
Conferenza tenutasi all’ICE: “Il modello italiano non è più vincente
come una volta: qualcosa si è inceppato. Siamo in presenza di segni di
preoccupante debolezza: un trend questo che non è più congiunturale ma
strutturale”.
Quanto alla congiuntura sfavorevole, resta pienamente condivisibile
l’analisi dell’economista Innocenzo Cipolletta: sia che si tratti di una
situazione transitoria e congiunturale, sia che si tratti del frutto di
un problema strutturale di più ampia portata, resta il dato di fatto che
siamo rimasti indietro e che, a prescindere dalla spiegazione che
vogliamo dare a questa circostanza, ci troviamo nella necessità di
reagire con forza.
Il messaggio è chiaro: al di là delle previsioni sull’andamento futuro,
che dipendono inevitabilmente dalle idee e dalla sensibilità di
ciascuno, dobbiamo pensare ad agire nel migliore dei modi nel presente,
portando avanti un’azione coordinata per rilanciare una produttività
stagnante.
Certo, i meriti delle azioni del Governo sono innegabili, specialmente
con riguardo alle misure (attuate ed in cantiere), sulla competitività.
Ma siamo ben lontani da una situazione ottimale, e gli interventi che
possono, e devono, essere realizzati sono ancora tanti, soprattutto per
quanto riguarda la promozione nel mondo del Made in Italy, ancora
eccessivamente affidata alla creatività ed allo spirito d’iniziativa
individuale. A fronte delle stupende opere di ingegneria civile,
industriale, manifatturiere ed altre, cosa fa lo Stato italiano per
sostenere la competizione finanziaria con i grandi gruppi di altri
Paesi? Perfino la Spagna ed il Portogallo, in questo, ci hanno superato!
Parliamo della rivitalizzazione di vecchi strumenti, quali la “Legge
Ossola”, Mediocredito, Linee di Credito ed altri, di cui pure si è
occupata la Commissione Tematica del CGIE.
Parliamo della necessità di riforma completa di una SACE che dorme sonni
imperturbabili mentre la nostra economia rischia di affondare.
Oggi abbiamo un incentivo in più per muoverci con decisione in questa
direzione: la prova evidente che, dove c’è professionalità e buona
volontà, si possono ottenere risultati di rilievo ed insperati pur tra
mille difficoltà.
La partnership positivamente realizzata tra Unicredit e SIMEST
consentirà di realizzare attività promozionali e commerciali comuni;
selezionare progetti imprenditoriali di proiezione sui mercati
internazionali; studiare e proporre nuove forme e modalità di intervento
finanziario a supporto degli investimenti esteri e delle esportazioni;
facilitare l’accesso delle imprese alle agevolazioni nazionali ed
internazionali; garantire un costante scambio di informazioni sulle
iniziative a sostegno dell’internazionalizzazione.
Di certo non è poco: eppure è solo un piccolo assaggio dell’enorme
potenziale di cui potremmo tutti beneficiare. Basterebbe entrare, a
livello generale, in un’ottica di grande portata, abbandonando le nostre
ancor miopi ed egoistiche prospettive, e così finalmente librarci come
aquile invece di razzolare come galline.
San Josemaria Escrivà diceva: “A chi potrebbe essere grande, non
perdoniamo di essere un mediocre”. Non possiamo che sottoscrivere.