In ricordo di Gaetano Cario (24 maggio 2005)
L’amico Cario se ne è andato. E’ una perdita che colpisce
significativamente il CGIE, che prima ancora di essere un’Istituzione, è
un consesso di uomini e donne che lavorano, discutono, vivono insieme
momenti di gioia e di tensione, di concordia e di frizione. Sempre,
però, con la convinzione sincera di lottare per un fine comune che
merita di essere perseguito: una tutela più efficace per gli italiani
nel mondo.
E’ proprio questo ideale, che ci sprona e ci dà forza pur tra tante
difficoltà, la peculiarità che rende unico e bello il CGIE: perché
all’ombra di esso, e dedicando ad esso buona parte del nostro impegno,
diventa inevitabile trovare non soltanto dei colleghi, ma degli amici
uniti da un comune sentire che va al di là di ogni divisione ideologica
e supera senza sforzi ogni barriera continentale.
L’amico Cario era uno di essi: una persona a noi legata da profondo
affetto, un uomo la cui passione per l’emigrazione ed il giornalismo
creava continui punti di contatto che hanno saputo essere la base di
un’amicizia ricca che mai si è fermata all’esteriorità delle cerimonie
istituzionali, e che sempre ha saputo riempire di contenuti preziosi
quelle cerimonie altrimenti vuote ed insignificanti. Perché il CGIE è un
contenitore la cui utilità sarà sempre dipendente dall’abilità con cui
saprà essere riempito di concretezza dall’opera instancabile dei suoi
membri: l’amico Cario questo lo aveva ben capito, e dopo una breve
interruzione è tornato in questo consesso con rinnovato impegno ed
energia, con il suo piglio battagliero, sempre agendo di conseguenza,
sempre con i nostri connazionali nel cuore e nella mente.
La sua appartenenza ad una Commissione Continentale diversa dalla mia,
pur limitando gli incontri, non ha mai alterato la stima personale per
un lavoro portato avanti sempre con convinzione ed abnegazione, senza
mai risparmiarsi, e sempre con risultati degni di nota.
Del resto non passava inosservato il suo impegno nella sua “area
d’azione”, l’America Latina, ove l’amico Cario ha saputo costruire una
realtà importante nel campo dell’editoria e della stampa per
l’emigrazione, con ricadute certamente positive per i Paesi interessati
e per tutte le nostre comunità nel mondo. Nella FUSIE, ha saputo essere
tra i primi ad ergersi rappresentante di quanti per decenni sono rimasti
dimenticati e puntualmente ignorati.
Inutile dire che si tratta di una grave perdita. Inutile dire che il
CGIE, da oggi, sarà un po’ più vuoto.
Evitiamo la facile retorica: a lui non sarebbe piaciuta. Per ricordarlo
degnamente, uniamo piuttosto gli sforzi e cerchiamo di agire sempre più
efficacemente per il perseguimento di quell’ideale a cui egli, insieme a
noi, ha dedicato tanto tempo. Ed all’insegna di quell’obiettivo ultimo
che ci ha accomunati rendendoci amici e fratelli, lottiamo affinché il
suo continuativo impegno non sia stato vano.
Ugo Foscolo, nei suoi “Sepolcri”, ci insegna che l’uomo può conquistare
l’immortalità anche in questo mondo, con le sue azioni e con il ricordo
che riesce a lasciarne ai posteri.
Rimbocchiamoci le maniche, dunque, ed in questa staffetta ideale
proseguiamo il cammino, affinché anche nel suo ricordo, e di quanti ci
hanno prematuramente lasciati, si possano raggiungere risultati sempre
nuovi e concretamente efficaci.