Torniamo sull'assistenza sanitaria (20 giugno 2005)
L'assistenza sanitaria agli Italiani all'estero che rientrano
temporaneamente in Patria è un argomento che suscita particolare
interesse in tutti quei connazionali che operano in Paesi ove la
struttura sanitaria è fortemente carente (se non inesistente .....);
molto meno a tutti gli altri.
L'AIE iniziò ad occuparsene nel lontano 1976, quando si cominciò a
scoprire che gli operai dei cantieri del gasdotto italo-algerino nel
deserto sahariano, obbligati per contratto ad acquisire la residenza in
Algeria, erano gravemente discriminati poiché, se venivano rimpatriati
per incidente o malattia, dopo 90 giorni di cure in Patria perdevano
ogni diritto all'assistenza sanitaria.
Ogni sforzo per ottenere la revisione di una norma palesemente
mortificante dei diritti alla salute di lavoratori all'estero si
scontrava con l'indifferenza di tutte le organizzazioni di tutela, che
erano più interessate ai grandi numeri del continente europeo che agli
interessi di un insieme certamente ridotto di utilizzatori
dell'assistenza.
La battaglia fu trasferita nel CGIE subito dopo la sua costituzione, ma
anche in questa sede l'interesse è sempre apparso molto modesto, fino
alla clamorosa bocciatura, come qualcuno ricorderà, di un ordine del
giorno che chiedeva la parificazione di tutti i cittadini italiani,
all'estero ed in Patria, ai fini dell'assistenza sanitaria, e
l'abrogazione della norma che ne limita a 90 giorni nell'anno solare la
erogazione ai connazionali residenti all'estero.
Fortunatamente un doveroso ripensamento ha ribaltato, nel corso della
successiva Assemblea plenaria, tale infausta decisione.Stupisce che
nessun consigliere di questo CGIE, la cui maggioranza ha una evidente
connotazione di sinistra, così attento alle anagrafi per un voto
all'estero che quella parte politica non ha mai né voluto né digerito,
come si evince con chiarezza dagli atti parlamentari, sia per quanto
concerne le dichiarazioni che la partecipazione al voto, così attento a
fare battaglie ideologiche sul nulla, non ritenga invece meritevole di
commento l'iniziativa concreta, ripeto concreta, della Regione Veneto
che ha esteso l'assistenza sanitaria ai connazionali residenti
all'estero per tutta la durata della loro permanenza in Italia.
La concretezza non ha colore politico, non si presta a dibattiti,
risolve problemi: va incoraggiata, con buon senso ed in buona fede.
Per farlo è necessario essere intellettualmente onesti e lavorare
insieme, senza retropensieri o battaglie ideologiche sul nulla.
Per questo stupisce la totale mancanza di reazione dei tanti che pure
sono pronti a scrivere ed a rilasciare tonanti proclami su argomenti
certamente importanti, soprattutto per chi intende candidarsi, ma che
contribuiscono in maniera sostanzialmente modesta alla soluzione dei
problemi concreti dei connazionali all'estero.
A meno che quei Consiglieri non stiano lavorando nelle Regioni il cui
governo è loro contiguo (e sono, come noto, la stragrande maggioranza)
per adottare, in tempi rapidi, misure non solo analoghe, ma migliorative
rispetto a quanto legiferato dalla Regione Veneto: saremo ingenui, ma
vogliamo crederci.