La sinistra abbia il coraggio di dire la verità (27 giugno 2005)
Nei giorni scorsi si è assistito ad un miserevole tentativo, cui è stato
fatto partecipare anche il vertice del CGIE con una lettera al Capo
dello Stato, di addossare al Governo ed alle sole forze della
maggioranza il tentativo di affossare il voto degli italiani nelle
Circoscrizioni estero nella prossima primavera.
Si legge, infatti, nella lettera del Segretario Generale del CGIE,
certamente caduto in un tranello più che complice di una falsità, che
“alcuni parlamentari appartenenti alla maggioranza di Governo hanno
pronto un emendamento sul provvedimento in discussione al Senato della
Repubblica, relativo alla questione dei seggi vacanti. Con tale
emendamento si vorrebbe posticipare il voto degli italiani all'estero al
2011 (e forse all'infinito)”.
In realtà si è trattato, prima, di una improvvida ed estemporanea uscita
di un membro del Governo, appartenente ad un Partito spesso apprezzato
anche dalla sinistra per l’equilibrio delle posizioni, poi, della
richiesta di un certo numero di Carneadi, appartenenti a destra e
sinistra (DS, Margherita, Verdi) preoccupati più dei loro seggi in
Parlamento che della Rappresentanza di milioni di Italiani all’estero.
Tanto è bastato per gridare al lupo, nascondendo la parte di verità che
dava fastidio, mentendo, seguendo il consiglio che si dà al marito
sorpreso con l’amante “nega, nega anche l’evidenza” nella speranza che
continuando a mentire la menzogna si trasformi in verità.
È un gioco cui la sinistra è abituata da decenni : è quasi un’arte con
la quale irretisce gli ingenui.
Non c’è argomento di fondo della politica italiana, democraticamente
adottato negli ultimi sessanta anni, che la sinistra non abbia
combattuto, in Parlamento e spesso nelle piazze, e del quale non si sia
poi impadronita, non ultimo il voto degli Italiani all’estero.
Oggi circa tre milioni di Italiani all’estero votano, nonostante la
opposizione parlamentare di una sinistra sorda alle attese dei
connazionali; con grande abilità tattica essa ha spostato l’obiettivo,
il nuovo target è rappresentato dal non raggiunto, fin qui, allineamento
delle anagrafi, una manchevolezza che rimane grave, ma è gestionale ed
amministrativa, non politica, come lo era negare il diritto di voto in
loco.
Fortunatamente sulle improvvide esternazioni e sulle iniziative
preoccupate di Carneadi della politica vi è chi veglia guidando con
sicurezza in mari perigliosi una navigazione incerta per l’allettamento
di mille sirene interessate, confermando, “a nome del Governo, che il
voto degli Italiani all’estero, così come è stabilito dalla Costituzione
e dalla Legge, è e rimane parte essenziale del programma governativo” e
“richiamando con costanza e coerenza la posizione del Governo e
dell’intera maggioranza sul problema del voto degli Italiani all’estero”.
Il Segretario Generale del CGIE, nella relazione del CdP letta
nell’ultima Assemblea plenaria di marzo si rammaricava di “una retorica
del declino” cui si adagiavano alcuni Consiglieri, a proposito del
futuro del CGIE. Egli ha certamente ragione, ma è imperativo al tempo
stesso che il CGIE non indulga ad atteggiamenti partigiani ed
irrispettosi di una verità completa, senza sfaccettature e soprattutto
documentata.