L'associazionismo si riappropri della propria capacità
rappresentativa (3 novembre 2005)
Il fenomeno associativo dei connazionali all’estero è ben noto, un
associazionismo non solo nazionale, ma anche regionale. Le affinità con
la Regione di provenienza, spesso con il Comune da cui partirono un
tempo lontano i genitori o i nonni, costituiscono un legame profondo che
favorisce la consapevolezza di appartenenza alla comunità.
I collegamenti con la famiglia di origine vengono spesso perseguiti con
curiosità, talvolta con determinazione, i confronti fra i ricordi e i
racconti dei vecchi sono evocati con interesse, i raffronti fra una
realtà lasciata da lustri e quella ritrovata suscitano desiderio di
approfondire conoscenze, abitudini, costumi, tradizioni.
E’ un associazionismo che non conosce barriere ideologiche, ma sente
fortemente il richiamo di una comune appartenenza ad una identità
nazionale o regionale. Rappresenta e coagula attese, aspirazioni,
richieste nei confronti della comunità nazionale, al cui sviluppo ha
preso parte dapprima con l’emigrazione, alleggerendo spesso con enormi
sacrifici il peso sociale che gravava sul Paese e poi con la mole
monetaria delle rimesse, contribuendo in maniera sostanziale al
benessere di Regioni e Comuni altrimenti sfavoriti.
Non si fa incantare dalle sirene dei Partiti nazionali poiché è
consapevole che essi non hanno mai risposto alle sollecitazioni ed al
desiderio di partecipazione alla vita nazionale, inascoltato per più di
cinquant'anni. Sospetta o forse sa con certezza che i candidati delle
Segreterie dei Partiti, una volta eletti, saranno sommersi nel magma dei
gruppi parlamentari e coinvolti nella dialettica interna certamente
distratta, dopo le elezioni, rispetto ai problemi dei connazionali
all’estero.
L’associazionismo quindi rimane, come nel passato, il più solido ed
efficace strumento di difesa delle comunità italiane.
E’ nel suo ambito che vanno individuate le persone oneste, sagge e
capaci, che abbiano già avuto nel loro passato una esperienza di vita
“pubblica” nella cerchia delle comunità italiane all’estero, che ne
conoscano vitalità e ricerca di riconoscimento specifico.
La loro responsabilità sarà grande: è pur vero che dovranno prepararsi a
legiferare per la stragrande maggioranza del tempo su materie di
interesse nazionale, ma anche pronti a rappresentare interessi ed
aspettative delle comunità cui fanno riferimento, senza illusioni
rispetto a soluzioni miracolose o proposte utopistiche e demagogiche.
L'obiettivo che l’insieme delle associazioni deve proporsi è quello di
portare in Parlamento un folto gruppo di moderati, capace di ispirarsi
alle migliori esperienze legislative dei Paesi di residenza e di
introdurre nelle nostre aule parlamentari una ventata di idee nuove,
individuate in una lunga esperienza di vita nell’ambito delle comunità e
non nelle chiuse stanze delle segreterie dei partiti metropolitani.
Il faro che deve guidare questi Parlamentari è soltanto l’interesse
delle comunità, senza lasciarsi irreggimentare in alcuno schieramento.
Chi afferma che scegliere candidati provenienti dall’associazionismo e
non dai partiti tradizionali potrebbe nuocere alla causa degli italiani
all’estero, poiché troppo poco numerosi sono i Parlamentari che li
rappresentano, dimentica che il mondo della emigrazione è diventato,
come mai nel passato, parte integrante della politica estera nazionale.
I governi dei Paesi di accoglienza sono spesso sensibili agli umori
delle comunità presenti sul territorio ed il loro atteggiamento può
anche essere pesantemente influenzato. Non risponde quindi a verità che
il peso del gruppetto di parlamentari sarebbe esiguo: il suo peso
specifico è enorme qualora si evochi l’influenza che esso saprebbe
proiettare nelle comunità rappresentate.
Le associazioni non devono lasciarsi sottrarre dai partiti nazionali la
capacità di proporre i candidati: li scelgano nel loro ambito, ne
esaminino le capacità, studino il programma, si mobilitino con
l’entusiasmo di cui hanno così spesso dato prova.
L’AIE si rende disponibile, anche attraverso un suo rappresentante di
vertice, ad elaborare programmi e candidature affinché il mondo della
emigrazione si liberi dalle pastoie della partitocrazia imperante in
Madrepatria, che nel corso dei decenni ha mostrato tutti i suoi
egoistici limiti nella capacità di rappresentare gli interessi delle
comunità italiane all’estero.
Il tempo ormai è prezioso e le elezioni del 2006 bussano alle porte. Le
prossime elezioni saranno un duro cimento: soltanto organizzazione,
unione e determinazione possono condurre al successo l’affascinante
ipotesi che il mondo complesso della emigrazione sia rappresentato dalle
sue associazioni storiche e non dalle Segreterie dei Partiti nazionali.