Associazionismo ed elezioni (12
dicembre 2005)
In vista della prossima tornata elettorale, cui prenderanno parte anche
gli italiani all’estero votando nelle loro Circoscrizioni per
corrispondenza, l’associazionismo si appresta a giocare una partita
decisiva per la sua stessa esistenza e per la capacità di coagulare
ancora interessi e passione.
I partiti sono entrati con la grazia degli elefanti nella competizione,
con le loro grandi risorse, con la scaltrezza dei loro uomini di punta,
con l’arte consumata e ben nota di apparire convincenti e coinvolgenti,
sicuri che alla fine riusciranno ad imporre uomini e programmi, in un
mondo, quello dei connazionali all’estero, che avevano dimenticato per
decenni perché non utilizzabile ai fini elettorali.
Se la loro sicumera dovesse trovare il conforto dei risultati
elettorali, cui è ovviamente doveroso inchinarsi, le associazioni
dovrebbero sancire la loro fine come soggetto capace di aggregare,
iniziare a ricercare i favori dell’eletto, dedicarsi ad organizzare
processioni e mercatini di beneficenza.
Ripetiamo da tempo che il mondo associativo deve dare un forte segno di
vita proprio in vista della prossima campagna elettorale: deve trovare
la capacità di aggregarsi, tenendo conto della situazione politica
esistente in Patria, della divisione in due blocchi contrapposti delle
forze in campo, scegliendo quale dei due appare più vicino al modo di
sentire della maggioranza degli associati, selezionando e proponendo un
candidato sensibile alle aspettative delle comunità per averle condivise
in lunghi anni di paziente attesa, sostenendo poi il candidato prescelto
che dovrà così essere consapevole che la sua elezione fa riferimento
alle comunità e non alle segreterie dei partiti nazionali.
In questo contesto è anche opportuno sottolineare un altro aspetto
relativo alla capacità rappresentativa degli eletti al Parlamento
nell’ambito delle Circoscrizioni Estero.
E’ pur vero che essi rappresentano i cittadini italiani in maniera
proporzionale alla consistenza numerica delle comunità. Tuttavia non può
essere trascurato il fatto che, dato uno sguardo a volo d’uccello alla
distribuzione geografica dei connazionali, migliaia, forse decine di
migliaia di loro, non avranno voce nel futuro Parlamento.
La circoscrizione Africa, Asia, Oceania sarà, nei fatti, solo “Oceania”
in rapporto alla presenza italiana in tale continente; si lasciano senza
alcuna rappresentanza migliaia, forse decine di migliaia di connazionali
che non avranno alcuna possibilità di vedere i loro problemi posti
all’attenzione delle assemblee parlamentari: problemi veramente
particolari, unici nel contesto mondiale.
Eppure si tratta di minoranze significative, di una nuova emigrazione di
tecnici ed imprenditori che ricercano nuove opportunità sui mercati
emergenti in una sfida che potrà dare nuova linfa ad una economia in
evidente perdita di competitività.
Le loro aspettative dovrebbero avere vasta eco nel mondo parlamentare,
mentre esse rischiano di essere completamente trascurate.
È un argomento che nell’immediato viene sottoposto all’attenzione di
chi ha il potere di scegliere i candidati, in tempi lunghi
all’attenzione di chi farà propria l’opportunità di proporre modifiche
alla legge elettorale nelle circoscrizioni Estero.