Nasce la Banca per lo sviluppo del Mediterraneo (13
dicembre 2005)
Le nostre idee sul Mediterraneo, sull’importanza strategica di questo
bacino che unisce due mondi, sulle infinite prospettive che questo mare
ci offre, e che troppo spesso restano sprecate a causa di colpevole
miopia che ci fa guardare mai più in là del nostro limitato orizzonte,
sembrano finalmente essere recepite anche al più alto livello, con
iniziative importanti tese a valorizzare, finalmente, quello sbocco
naturale per l’Europa degli affari che è quel territorio in larga misura
vergine che si bagna sul Mar Mediterraneo.
Ci riferiamo, in primo luogo, all’ormai imminente istituzione di una
Banca per lo sviluppo del Mediterraneo, la cui richiesta di
autorizzazione è già al vaglio della Vigilanza della Banca d’Italia.
Incrociando le dita, il nuovo istituto di credito dovrebbe iniziare a
muovere i primi passi già nei primi mesi di questo 2006 ormai alle
porte: già pronto lo Statuto, già definito il capitale sociale, che
dagli attuali 15,5 milioni salirà prima a 60 e poi a 500 milioni
attraverso un fundraising internazionale.
Il progetto di business è ambizioso e affascinante: la Banca per lo
sviluppo del Mediterraneo (o anche European Development Bank) sarà una
via di mezzo tra un Mediocredito ed una banca d’investimento, con lo
specifico scopo sociale di finanziare opere, infrastrutture e imprese
localizzate in Libia, Algeria, Tunisia, Egitto, nonché in Israele,
Palestina e Libano, promuovendo ed agevolando gli affari di queste zone
ancora, purtroppo, “calde” del mondo con i Paesi rivieraschi dell’Unione
Europea: Spagna, Grecia e, soprattutto, Italia.
Dopo due anni di lavoro preparatorio incessante e difficoltoso, ed anche
grazie all’appoggio costante e lungimirante del Sottosegretario Gianni
Letta e del Ministro degli Esteri Gianfranco Fini, quello che a molti
sembrava solo una chimera si sta finalmente trasformando in realtà
operativa, alla faccia dello scetticismo e del disfattismo che troppo
spesso attanaglia la realizzazione di brillanti iniziative nel “Bel
Paese”.
Anche sul piano simbolico, si tratta di un grande traguardo: come non
sottolineare che il capitale del nuovo istituto di credito sarà raccolto
non solo presso banche e istituzioni finanziarie europee, ma
coinvolgendo pure capitali arabi e israeliani, finalmente uniti in un
programma di sviluppo comune?
La dotazione totale della Banca arriverà ad 1 miliardo di Euro, con la
delega ad emettere bond per 500 milioni.
Si tratta di una rivoluzione nell’economia dell’intera regione, con un
impatto importantissimo anche a livello geopolitico, come giustamente
sottolineato dal Presidente del nuovo istituto di credito, Giancarlo
Elia Valori: “come sostenevano i teorici del liberismo, da Adam Smith
fino a Pareto, là dove vi sono commerci non vi sono guerre. E l’Italia
può giocare un ruolo chiave per integrare e rendere stabile lo sviluppo
del Maghreb, dell’Egitto e dell’area costiera israelo-libanese”.
Il piano d’impresa punta a coinvolgere anche istituzioni come BERS, BEI
e Banca Mondiale, ma conservando la natura privatistica della Banca per
lo sviluppo del Mediterraneo.
Il retroterra su cui ci si dovrà muovere è caratterizzato da una fase di
stagnazione del sostegno a progetti governativi e imprese di Maghreb e
Medioriente previsto dagli accordi multilaterali Euromed 2000-2003. C’è
quindi spazio per una banca d’affari che, oltre ad erogare mutui, faccia
da Arranger su progetti e infrastrutture in Project Financing.
Proprio l’utilizzo del Project Financing dovrebbe essere la chiave di
volta per rendere l’intera struttura snella, credibile sul piano
finanziario e metterla più facilmente in sinergia con le grandi
istituzioni finanziarie internazionali: una modalità operativa che
permetterà alla banca di intervenire in un’ampia gamma di operazioni,
dai grandi finanziamenti (gasdotti, reti tlc, autostrade ed altri), che
nessuno Stato rivierasco del Maghreb riesce a gestire da solo, fino agli
aiuti alle imprese, anche piccole.
Le premesse sembrano esserci tutte: speriamo che finalmente le piazze
europee, attraverso le risorse indirizzate a questo nuovo, moderno e
dinamico istituto di credito, riescano a contribuire in maniera decisiva
al troppo atteso decollo dell’intero bacino mediterraneo.
Un ulteriore, deciso passo avanti verso quel “Continente solidale”,
unito dal “lago” Mediterraneo, il cui sogno abbiamo più volte
partecipato anche nei lavori del CGIE – Consiglio Generale degli
Italiani all’Estero, vuoi nei lavori assembleari, delle Commissioni
Continentali, e nella stessa pertinente Commissione Tematica.