Patronati e candidature politiche (8 marzo 2006)
Una breve finestra apparsa in questi giorni sul settimanale “Panorama”
attribuisce alla Casa delle Libertà il timore che i sindacati,
attraverso gli esponenti dei patronati, intervengano per influenzare o,
usando l’espressione della pubblicazione, “pilotare” il voto degli
Italiani all’estero.
Fra le righe sembra leggersi il sospetto che, candidando molti esponenti
sindacali operanti nelle varie sedi delle Circoscrizioni Estero,
l’Unione voglia “manipolare” il voto di coloro che ricorrono ai
Patronati per il disbrigo delle loro pratiche.
Queste meritorie Istituzioni assolvono con efficacia numerosi compiti e
sono vicini ai connazionali, ascoltando lamentele, cercando di chiarire
situazioni assicurative spesso ingarbugliate, indirizzando le richieste
verso i canali istituzionali corretti.
I funzionari dei Patronati svolgono un compito prezioso a beneficio
delle comunità; la stragrande maggioranza di essi ha un atteggiamento
distaccato e disinteressato.
Le mele marce, se ce ne sono, esistono in ogni ambiente.
Se poi le mele marce si candidano, in democrazia esiste un’arma letale
per combatterle, non il sospetto ma il voto. Una partecipazione
massiccia e convinta è la migliore cartina al tornasole della
sensibilità e dei sentimenti di una comunità verso i singoli candidati.
Quella che bisogna stimolare non è la tendenza al sospetto ma la
capacità di mobilitazione e la voglia di partecipare.
Vi è la certezza che una parte degli elettori, grande o piccola che essa
sia, maggioranza o minoranza, non si senta rappresentata dalle opinioni,
dalle idee, dall’appartenenza politica dei funzionari dei Patronati
candidati alle prossime elezioni politiche.
Ebbene essa deve avere la consapevolezza, il senso di responsabilità
verso l’Italia che ha lasciato, di esprimersi e di esprimere la propria
volontà con il voto.
Una partecipazione modesta è doppiamente dannosa: libera il sospetto che
si sia lasciato spazio al cosiddetto voto di scambio e dà voce a quanti
ancora manifestano diffidenza verso il voto degli Italiani all’estero.
Ecco dunque due buone ragioni per non buttare nel cestino, o
dimenticare, il plico che nei prossimi giorni il Consolato farà
recapitare nelle case di ciascun connazionale ed eventualmente di
perdere qualche minuto al telefono, talvolta forse qualcuno di più, per
reclamarlo, nel caso esso non pervenisse entro il 23 marzo.
Esso dovrà essere rinviato al Consolato, con l’espressione del proprio
voto, “personale e segreto” recita la nostra Costituzione, entro il 1
aprile.
Quel plico esprime le speranza di ciascuno per un’Italia migliore, fatta
a similitudine della visione che ognuno ne ha, .delega il proprio
rappresentante alla realizzazione di quelle speranze.
Il senso di responsabilità che anima ogni connazionale quando svolge la
propria professione dia vita anche al suo senso civico e forzi la sua
voglia di partecipare a queste elezioni.
Esse costituiscono un importante banco di prova: partecipare è un
diritto conquistato dopo anni di battaglie, grazie alla determinata
volontà di Mirko Tremaglia, che ha saputo coinvolgere e convincere la
maggioranza delle forze politiche, ed è un dovere civico.
L’Italia ha bisogno dei suoi connazionali all’estero, delle loro
esperienze, dei loro sacrifici. Questo appello alla partecipazione non
sia lasciato cadere nel vuoto.