Restituire ai Consolati la centralità rappresentativa (9 marzo 2006)
Nei giorni scorsi, nel rispetto del metodo di lavoro che intendo
seguire, avevo presentato all’attenzione due proposte di riforma,
l’assistenza sanitaria prima e il riconoscimento dei titoli di studio
poi.
Entrambe sollecitano, più che onerose assegnazioni di risorse, un
cambiamento di approccio, basato sulla volontà di affrontare i problemi,
proporre soluzioni, avere l’umiltà di metterle in discussione con
determinazione e ricerca esasperata del consenso, lottando contro
l’attendismo e l’arrendevolezza a fronte delle difficoltà.
Tuttavia vi sono provvedimenti, accompagnati da inderogabili riforme,
ormai ineludibili, anche a fronte di investimenti importanti di risorse,
il cui tema va affrontato con fermezza in queste battute della campagna
elettorale, affinché essi siano posti a futura memoria e non passati nel
dimenticatoio, come spesso succede, delle promesse suggerite da
demagogia.
Sono i provvedimenti che investono la funzionalità dei Consolati: un
problema che deve essere affrontato con priorità assoluta, un tema che
tocca da vicino le comunità dei connazionali all’estero, capace di
condizionarne l’atteggiamento ed incidere sul legame che ancora le lega
alla Madrepatria.
Nei giorni scorsi il Ministro Benedetti, Direttore Generale della
Direzione degli Italiani all’estero e delle Politiche Migratorie, ha
affermato che l’impegno di funzionari ed impiegati delle strutture
consolari è stato senza limiti e molto probabilmente gravemente
sottovalutato in questo periodo di preparazione delle vicende
elettorali.
E’ una affermazione pienamente condivisibile, conoscendo lo spirito di
servizio della stragrande maggioranza del personale dei Consolati.
Tuttavia la mancanza di risorse, di ogni tipo, ha portato ad una
costante riduzione della capacità di erogare servizi da parte delle
strutture consolari, né poteva essere diversamente poiché una
organizzazione efficiente deve potersi basare anche, e ribadisco anche,
sulla dedizione del personale, ma non soltanto su di essa.
I Consolati debbono recuperare la centralità rappresentativa perduta per
le troppo onerose limitazioni di bilancio e l’insufficiente copertura
dei quadri, ritrovare la capacità di fornire servizi indispensabili alle
collettività, tornare ad essere un riferimento sicuro, efficiente,
disponibile per i connazionali.
Essi devono essere adeguatamente strutturati e distribuiti sul
territorio, dotati di risorse idonee ad assolvere i compiti di istituto,
con particolare attenzione a chi è alle soglie dell’indigenza ed alle
maglie deboli di ogni contratto di convivenza, a donne e minori in
situazioni di abbandono e vittime di violenza.
La capacità di fornire assistenza legale, sociale, informativa ai
connazionali in difficoltà deve tornare ad essere prioritaria,
ridivenire appannaggio esclusivo dello Stato e non ulteriormente
delegabile ad altre Istituzioni il cui intervento è stato meritorio ma
la cui supplenza non può e non deve essere procrastinata all’infinito.
Un funzionario dello Stato non ha, per istituto, altro obiettivo che il
soddisfacimento delle esigenze dei cittadini senza nulla chiedere in
cambio; in caso contrario è perseguibile dalla legge.
Il solo sospetto che alcune funzioni di assistenza, delegate o assunte
da altre Istituzioni, diano origine a scambi di qualsiasi natura investe
con un alone di diffidenza ogni iniziativa anche meritevole di lode ed
ogni persona ad essa connessa.
Questo atteggiamento è ampiamente sostenuto dalle Organizzazioni
sindacali nazionali (CGIL/CISL/UIL) del Ministero Affari Esteri che,
recentemente, in data 7 febbraio, hanno emesso un duro comunicato
fortemente critico della Circolare della DGIT del 19 dicembre 2005
avente per oggetto “Patronati. Attività di supporto delle autorità
diplomatico consolari all’estero” con la quale si autorizzano i
Consolati a stipulare convenzioni con i patronati italiani in loco per
l’espletamento di una serie di attività connesse alle funzioni
consolari.
Le Organizzazioni sindacali intendono bloccare tale iniziativa ed,
ovviamente, in termini perentori, richiedono che cessi “la dissennata
politica dei tagli indiscriminati di bilancio” che, tra l’altro,
fornisce “un alibi per le politiche di esternalizzazione dei servizi
consolari”.
L’iniziativa tesa ad evitare la concessione di deleghe di funzioni dello
Stato ad altre Istituzioni e di conseguenza a ripristinare la centralità
dei Consolati nei rapporti con le comunità dei connazionali all’estero,
di pari passo con la richiesta di assegnazione nell’immediato futuro
delle risorse necessarie, è meritevole di sostegno nel corso della
campagna elettorale nella Circoscrizione Estero.
Ogni candidato disinteressato dovrebbe farla propria ed impegnarsi con
determinazione affinché il problema proposto sia adeguatamente avviato a
soluzione in caso di elezione.