Interventi

Discriminazioni per gli italiani temporaneamente all'estero: Carabinieri sì, Carabinieri no
(17 marzo 2006)

La legge n. 22 del 27 gennaio 2006 ha posto termine ad una grave discriminazione di cui erano oggetto, non solo i militari impegnati nello svolgimento di missioni internazionali fuori dai confini nazionali, ma anche il personale delle amministrazioni dello Stato temporaneamente all’estero per un periodo superiore a dodici mesi, i ricercatori ed i professori universitari che siano in servizio presso istituti universitari e di ricerca in Paesi stranieri.
Il provvedimento legislativo è, nella sua enunciazione provvisorio, poiché sana la discriminazione limitatamente alle prossime prime tornate elettorali, quella legislativa di aprile e quella referendaria prevista nei prossimi mesi.
Esso è stato lungamente atteso poiché finalmente consente a personale all’estero per motivi di servizio di poter esercitare in loco un diritto costituzionale.
Nel passato era stato lungamente rinviato poiché l’attenzione delle forze politiche si risveglia soltanto quando i numeri degli elettori e di conseguenza i voti cominciano ad assumere dimensioni non più trascurabili.
È stato il caso dei militari la cui presenza fuori dai confini nazionali si avvicina ormai alle diecimila unità, una cifra non trascurabile nel contesto delle circoscrizioni estero.
Tuttavia finché il voto per corrispondenza non assumerà veste costituzionale le discriminazioni continueranno a manifestarsi.
A titolo di esempio i marinai delle Unità militari nel Golfo Persico avranno il diritto di votare, mentre lo stesso diritto sarà negato ai marittimi delle petroliere ed in generale delle unità mercantili in navigazione nella stessa zona o comunque negli oceani.
Fra gli stessi Carabinieri in servizio nelle Ambasciate vi sono differenziazioni di trattamento per quanto riguarda il voto: quelli appartenenti al Reparto Carabinieri distaccato presso il Ministero degli Esteri in servizio presso le Rappresentanze diplomatiche voteranno, quelli, molto più numerosi, presenti nelle stesse Rappresentanze per le esigenze di protezione e difesa (come per esempio in Algeria), che si avvicendano grosso modo ogni quattro mesi ed appartengono operativamente al “Tuscania”, non hanno diritto di votare.
Il prossimo Parlamento dovrà trovare soluzione anche a queste discriminazioni ancora esistenti, con l’auspicio che il problema sia affrontato non come in questa occasione, in emergenza, alla fine della legislatura.
È presumibile che i Parlamentari delle Circoscrizioni Estero siano fra i più interessati a trovare una soluzione che risolva finalmente in via definitiva il problema del voto per tutti gli italiani che, per qualsiasi ragione, si trovino all’estero.
Un altro problema, sia pure piccolo, se così può chiamarsi un caso che investe la sfera dei diritti costituzionali dei cittadini, che si aggiunge all’agenda, già sufficientemente carica.
L’augurio è che esso sia affrontato con rapidità ed efficacia.

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