Eritrea: quali motivazioni dietro atteggiamenti incomprensibili (21
marzo 2006)
Da qualche tempo sono sorte difficoltà e incomprensioni nei rapporti con
le Autorità politiche eritree.
Un diplomatico italiano è stato espulso, le ONG sono state invitate a
cessare la loro attività, alcune imprese nazionali sono state oggetto di
manifestazioni non amichevoli.
Non è la prima volta che tali comportamenti si verificano: qualche anno
fa, ad esempio, fu espulso l’Ambasciatore Bandini, colpevole di avere
chiesto informazioni a nome della Comunità europea, su alcune misure di
polizia assunte nei confronti di oppositori del Presidente.
Tali comportamenti suscitano stupore ed al tempo stesso amarezza:
l’Eritrea è, per molte ragioni, nel cuore degli italiani ed i cittadini
eritrei sono quelli che, fra gli immigrati, suscitano maggiori simpatie
nel nostro Paese.
A livello umano, dunque, i rapporti fra le persone appaiono facili,
scorrevoli e vicendevolmente cordiali: sarebbe invece opportuno maggiore
spirito di cooperazione e una più profonda comprensione delle reciproche
esigenze a livello ufficiale.
Al più alto livello i rapporti fra uomini politici sono cordiali e di
conseguenza alcuni atteggiamenti punitivi nei confronti dei connazionali
appaiono incomprensibili e soprattutto amari.
Non vi è alcun dubbio che i rapporti fra le Nazioni che hanno avuto nel
passato legami di tipo coloniale sono sempre difficili e suscitano
facilmente sospetti di ingerenza.
Tuttavia la situazione nell’area richiede da parte di tutti soprattutto
sangue freddo e comprensione: la dignità nazionale non può e non deve
certo essere sacrificata, ma anche le vite umane non possono e non
debbono essere sacrificate a cuor leggero.
L’Italia svolge in quella regione un’attenta azione di monitoraggio, nel
tentativo di evitare il peggio; mantiene, per quanto possibile, un
atteggiamento imparziale, ma come sempre, esso può essere giudicato
insoddisfacente da una delle Nazioni interessate.
Tuttavia di questa insoddisfazione non può essere fatto carico ai
connazionali che in quei Paesi svolgono una attività imprenditoriale.
Il Governo italiano deve farsi carico delle esigenze dei connazionali in
questi Paesi e dare ascolto alla loro voce quando essi ritengono di
essere stati ingiustificatamente penalizzati.
Esistono certamente modi e misure alla portata di un Paese quale
l’Italia in grado di ottenere soddisfazione senza urtare suscettibilità
e suscitare sospetto.
I connazionali confidano nell’opera attenta e puntuale della nostra
diplomazia, capace di assicurare le loro attività, al riparo da
incomprensibili ritorsioni.