Asia ed Africa, italiani dimenticati (22 marzo 2006)
Africa ed Asia, due continenti che continuano ad essere dimenticati dai
partiti che fanno riferimento alla sinistra.
La loro miope visione dell’italiano all’estero è ancora legata, anche se
viene negato, ai nostri connazionali partiti con la valigia di cartone
oppure ai grandi numeri delle comunità europee e sud-americane.
È una immagine conservatrice che si avvicina ad una prospettiva
neo-coloniale e mercantilistica, in cui quello che conta è il profitto,
in questo caso in termini elettorali, che se ne può ricavare e non la
soddisfazione delle aspettative e delle esigenze, non la considerazione
in termini umani che deve essere dedicata a ciascuna collettività, al
suo sviluppo, alle sue prospettive.
Non a caso i partiti che fanno riferimento a quello schieramento della
vita politica nazionale hanno candidato un considerevole numero di
funzionari legati ad organizzazioni sindacali e patronati, degnissime
persone, quasi sempre inseriti in società civili di Nazioni ad elevato
sviluppo, la cui visione è però lontanissima dalle prospettive e dai
problemi di quelle collettività che affrontano ogni mattina le incognite
relative alla loro sicurezza, i rischi legati all’espansione delle
imprese che dirigono o in cui lavorano, le difficoltà di legislazioni e
burocrazie create più per frapporre difficoltà e facilitare pressioni
che per agevolare lo sviluppo.
Appare ovvio riferire alla visione conservatrice e mercantilistica della
sinistra la durissima opposizione che i suoi rappresentanti nell’ambito
del CGIE hanno condotto al momento delle discussioni relative
all’approvazione dei Comitati Intercomites.
Lo stesso candidato dell’Unione per la circoscrizione
Africa/Asia/Oceania/Antartide alla Camera dei deputati, Fedi, , che
risiede in Australia, fu fra i più duri oppositori della proposta.
Essa nasceva dalla speranza di uno scambio di punti di vista fra Comites
di Paesi diversi all’interno di Aree omogenee, per prendere in esame
realtà comuni cui sarebbero dovute seguire soluzioni e dinamiche
distinte, ma coordinate, per ascoltare e scambiare consigli e mettere in
atto accorgimenti già sperimentati con successo per sfuggire alle
strettoie di una burocrazia soffocante o adottare misure di sicurezza
più efficaci per la salvaguardia della comunità.
In effetti in Australia non sorgono problemi relativi alle proprietà
immobiliari, all’esercizio di imprese, al loro sequestro od alla
alienazione sostenuta dal solo arbitrio, ai permessi di soggiorno
concessi o tolti senza alcun rispetto delle norme, al sequestro dei
passaporti da parte delle autorità di polizia al momento dell’ingresso
nel Paese, all’attenzione con cui si guarda al vicino in autobus o al
bar.
Ho sostenuto e difeso strenuamente l’idea di un Comitato Intercomites
fra Paesi diversi, senza riuscire a far passare l’esigenza per la dura
opposizione della maggioranza di sinistra nel CGIE, che ne ha limitato
l’applicazione ai soli Comites costituiti all’interno di uno stesso
Paese: come dire che i problemi di Lione sono sostanzialmente diversi da
quelli di Parigi o Nizza.
Lascia perplessi questa incapacità di saper osservare con una visione
più ampia e matura la vasta gamma delle preoccupazioni che attraversano
le diverse e sparse comunità nazionali in Asia ed Africa e soprattutto
suscita forti dubbi l’attitudine e soprattutto la volontà di
comprenderli e rappresentarli.
Guardo con attenzione al futuro ed alle prospettive di espansione
nell’area africana ed asiatica, dove una nuova emigrazione, diversa dal
passato, è pronta a proporsi in aree ad elevato tasso di sviluppo, senza
perdere di vista il consolidamento dei risultati già conseguiti in
Oceania ove l’integrazione dei connazionali va accompagnata dalla
possibilità e dalle risorse necessarie a mantenere i legami culturali ed
affettivi con il Paese di origine, senza dimenticare la parte meno
fortunata della comunità nazionale, utilizzando senza populismo
assistenza dello Stato e solidarietà.
A tutti deve essere offerta ogni opportunità perché sia mantenuto un
forte e durevole legame con l’Italia.
A tutti, anche alle comunità meno numerose o a quelle che la sinistra
tende a dimenticare o associare a politiche repressive: penso in
particolare alla comunità italiana presente in Israele, cui mi sento
legato non solo da umana simpatia, ma anche da profonda solidarietà, per
aver sperimentato personalmente le difficoltà di una vita blindata,
nella strada, al bar, sull’autobus, nei cinema.
Revisione della legge sul CGIE, affinché sia possibile una maggiore
interazione fra comunità che vivono realtà simili, attenzione accesa
sulle diverse componenti della emigrazione nella Circoscrizione, senza
populismi, affinché l’Italia sia presente all’interno delle collettività
ed esse siano presenti in Italia.
Un altro obiettivo concreto, modesto ma utile, che mi riprometto di
perseguire, una dichiarazione di intenti con una visione ampia delle
prospettive e dei problemi che mi sento di poter presentare con la
sincerità e la determinazione che ha finora accompagnato il mio impegno
a favore degli italiani presenti in Nord-Africa: mi propongo con umiltà
alla fiducia degli elettori, pronto però a sostenere con tutta la
fermezza, l’energia, la spregiudicatezza necessarie le aspettative ormai
decennali delle comunità italiane all’estero.