Promesse, promesse... chi le manterrà? (28 marzo 2006)
In questa campagna elettorale, che appare senza fine, i candidati dei
partiti e delle coalizioni in lizza si scontrano senza esclusione di
colpi, sulla base di promesse, senza tenere conto dei costi e delle
risorse che saranno necessarie per mantenerle.
Il manifesto “Per il bene dell’Italia” diffuso da “L’Unione” all’estero
ne è l’esempio più evidente.
Gli impegni assunti verso gli elettori, in gran parte derivati da
iniziative che i parlamentari della sinistra hanno illustrato alle
Assemblee del CGIE durante le loro passerelle propagandistiche mentre
erano all’opposizione, sono onerosi e forse contengono una buona dose di
irresponsabile leggerezza.
“Introdurre un assegno… – Recuperare i tagli… – Aumentare i capitoli...
– Investire nell’informazione… – Potenziare... – Realizzare...” - un
vero libro dei sogni, senza una indicazione delle risorse che si
intendono impegnare, dei tempi in cui le iniziative annunciate debbono
essere completate.
Il professor Prodi ha più volte ribadito in questi ultimi giorni che non
intende aumentare di una “lira” le tasse: nel malaugurato caso per
l’Italia che l’Unione vinca le elezioni le risorse disponibili quindi
non aumenteranno in assoluto, anzi diminuiranno poiché con l’aumento dei
tassi di interesse deciso recentemente dalla Banca Centrale europea
l’esborso dello Stato per pagare gli interessi relativi all’enorme
debito pubblico aumenterà.
Gli elettori all’estero quindi, prima di tracciare le loro indicazioni
di voto, dovranno riflettere attentamente sulla circostanza che ogni
promessa di una maggiore disponibilità di risorse è molto probabilmente
fatta in malafede, al solo scopo di procacciare voti e vendere
illusioni.
Gli Italiani all’estero sono completamente assenti come oggetto di
dibattito nella campagna elettorale che si svolge in Italia:
l’attesissimo scontro televisivo al vertice fra Berlusconi e Prodi non
ha dedicato ai circa quattro milioni di connazionali all’estero neanche
un pensiero.
Se essi non presentano interesse adesso, in campagna elettorale, quando
le blandizie sono merce in svendita, si può ben immaginare quale
attenzione sarà dedicata da entrambi gli schieramenti alle comunità
della diaspora al termine dello scontro e dopo la risposta delle urne.
Ebbene per contrastare una deriva così avvilente, per sottrarsi a cinque
anni di annunciato disinteresse nel corso della prossima legislatura, è
necessario proporre con forza la propria presenza nel Parlamento
nazionale, partecipare massicciamente alle operazioni di voto per dare
sostanza alla Rappresentanza dei Parlamentari eletti all’estero.
Ma non è ancora sufficiente: il sistema elettorale adottato in
Madrepatria ha sottratto ai cittadini la facoltà di scegliere i propri
Rappresentanti per consegnarla alle segreterie dei partiti. La prossima
legislatura erediterà un Parlamento di yesmen, ossequienti più che nel
passato al volere dei potenti per non correre il rischio di perdere
prebende e privilegi.
I connazionali all’estero sono gli unici Italiani ad avere ancora la
prerogativa di scegliere nominativamente il proprio rappresentante: non
sprechino questa dote.
Ricordino un esempio: l’On. Tremaglia si è battuto come un leone contro
il sistema dei partiti per la concessione del voto in loco agli Italiani
all’estero fino a quando la sua determinazione non ha costretto alla
resa anche i più riottosi.
Nella lista che all’On. Tremaglia fa riferimento gli elettori potranno
trovare candidati, e fra questi propongo il mio nome, che hanno vissuto
per l’emigrazione e non di emigrazione, liberi da vincoli con le
segreterie dei partiti, capaci di spendersi per coinvolgere, convincere,
sfidare, provocare, senza timore di urtare sensibilità e solleticare
suscettibilità, poiché avranno un solo referente cui dare risposte: i
connazionali all’estero.
Gli elettori non si facciano irretire dalle sirene dei partiti, appagate
da una comoda sistemazione in nicchie garantite e da un rientro
trionfale in Patria, scelgano chi ha ancora voglia di lottare senza
timori reverenziali poiché le buone cause, come sono le molte
aspettative dei connazionali all’estero, non potranno che guadagnare
estimatori.
È già successo con l’On. Tremaglia: può succedere ancora.