Gravissima situazione di due italiani in Kenia; è stata una trappola? (30 marzo 2006)
Ancora una volta affrontiamo il penoso problema delle angherie cui
potrebbero essere sottoposti connazionali in Paesi africani.
È sempre scabroso, oggettivamente difficoltoso e politicamente
pericoloso proporre con evidenza le vessazioni cui sono sottoposti
cittadini italiani imprigionati in Paesi in via di sviluppo, poiché può
sollevare indignazione per una malintesa sensazione di ingerenza nei
fatti interni di ciascun Paese.
Ne parliamo per dare visibilità ad una vicenda che, in Kenya, vede
interessati due coniugi italiani, di cui uno ha più di settanta anni,
rinchiusi nelle prigioni keniote da più di un anno.
L’accusa è oggettivamente grave: traffico di droga per l’enorme
quantitativo di oltre una tonnellata di cocaina pura, sequestrato dalle
autorità di polizia.
Il processo è ripreso in questi giorni ed il rispetto dovuto alle leggi
ed alla magistratura, da qualsiasi Paese derivi l’autorità con cui
amministra giustizia, non può che essere totale.
Nel caso specifico tuttavia voci e sospetti si susseguono, si sono
registrati interventi di alcuni governi occidentali che temono per la
destinazione finale della droga sequestrata ed in particolare che essa
possa essere rimessa nel circuito del mercato clandestino.
In particolare uno dei sospetti più corposi è che i connazionali siano i
bersagli di una trappola nella quale sono caduti pur essendo estranei
all’intera vicenda, che finiscano per diventare comodi capri espiatori e
che la loro detenzione sia illegale.
La ricostruzione della vicenda, fatta con dovizia di particolari da un
noto quotidiano italiano, vede coinvolti in varia misura autorità
politiche, magistrati, funzionari di polizia in un giro vorticoso di
complicità.
In questo complicato gioco, che tra l’altro vede un ultrasettantenne
rinchiuso nelle prigioni keniote, appare corretto e giustificato
richiedere un più pressante intervento del Governo italiano, attraverso
la locale Ambasciata, che pure risulta essere già intervenuta, affinché
siano assicurate condizioni umane di detenzione ai nostri connazionali.
In questa ingarbugliata vicenda sembra, poi, che un ruolo rilevante sia
stato svolto, secondo le notizie riportate dal quotidiano italiano, dai
Servizi informativi olandesi, alla cui azione sarebbe dovuto il
sequestro dell’ingente quantitativo di droga.
Le Autorità olandesi dunque potrebbero essere a conoscenza di elementi
in grado di scagionare i cittadini italiani.
Siamo certi che il Ministero degli Esteri sta adottando tutte le misure
utili per entrare in possesso di informazioni atte a provare la non
colpevolezza dei connazionali nell’iter processuale.
Si ricorda, per inciso, che il rischio che essi corrono, forse soltanto
perché caduti in una trappola, è quello di essere condannati
all’ergastolo.
Una pena durissima, se comminata a dei possibili innocenti.
Questo solo sospetto giustifica ed esige un pressante interessamento del
Governo italiano sia presso le Autorità keniote che verso i Governi
amici eventualmente in possesso di utili informazioni.