Interventi

Israele e la politica estera italiana (3 aprile 2006)

I Ministri del Governo Palestinese hanno giurato oggi nelle mani del Presidente Abu Mazen.
Gli Stati Uniti ed il Canada hanno immediatamente preso posizione dichiarando che non riconosceranno tale Governo, espressione di Hamas, ritenuta una organizzazione terroristica.
La dialettica politica, in vista delle prossime elezioni legislative nel nostro Paese, si è sviluppata soprattutto sul tema della fiscalità e sui provvedimenti che le due coalizioni intendono adottare in tale delicato settore che tocca in maniera diretta l’interesse di milioni di concittadini.
La politica estera è apparsa piuttosto defilata nel dibattito politico: girano accuse di eccessivo asservimento agli Stati Uniti, di scarso europeismo, ovviamente fermamente contrastate con validi argomenti dalla controparte.
Vi è un accordo sostanziale fra i due schieramenti sulle operazioni militari in Kosovo, nella ex-Jugoslavia ed in Afghanistan, mentre le due coalizioni si sono sempre aspramente divise sull’intervento in Iraq, sul quale sia Prodi che l’intera Unione hanno sempre espresso la più dura opposizione.
Nell’ambito della coalizione di sinistra l’ala più radicale, cui comunque è attribuito circa il 20% dei voti, è dichiaratamente favorevole ad un ritiro immediato, alla Zapatero tanto per intenderci, mentre una parte dei Democratici di Sinistra e la Margherita appaiono più possibilisti e parlano di ritiro concordato con le autorità irachene e gli alleati, trascinandone così la data verso il tardo autunno, facendola in pratica coincidere con la decisione assunta e resa ormai nota dall’attuale governo italiano.
Il nodo della posizione da assumere nei confronti del Governo palestinese sarà uno dei problemi all’ordine del giorno del prossimo esecutivo.
La posizione verso lo Stato di Israele del Ministro Fini è apparsa chiara, definitiva, proiettata verso il futuro con la sincera condanna di un passato cui non deve essere in alcun modo permesso di riproporsi.
Il coraggio e la linearità del Ministro degli Esteri sono apparsi in tutta la loro evidenza poiché egli era consapevole che una minoranza del suo partito non lo avrebbe seguito, fino a giungere alla scissione. Tuttavia ha preferito proseguire con chiarezza, lucidità e raziocinio la via che aveva scelto per la politica italiana in Medio Oriente.
Tale linea prevede amicizia e sostegno senza ambiguità al governo israeliano nella lotta contro il terrorismo, senza nulla concedere a chi non condanna apertamente l’impiego di metodi di lotta che ad esso si ispirano ed è equivoco sul diritto all’esistenza dello Stato di Israele.
E’ la prima volta che un Governo italiano esprime con tanta chiarezza, senza esitazioni e perifrasi, il proprio sostegno alla lotta per la sopravvivenza di Israele ed alle misure adottate per scoraggiare l’azione terroristica contro i civili all’interno dei suoi confini.
Candidato nella lista Tremaglia, il pensiero corre alla comunità italiana in Israele cui chiedo di valutare attentamente le posizioni assunte dall’attuale governo italiano prima di esprimere il proprio voto.
È possibile che vi siano divergenze, sul lavoro, sull’assistenza, sulla sanità, sul mercato, sulla distribuzione della ricchezza, che tuttavia possono pur sempre armonizzarsi in una sintesi attraverso la dialettica politica.
Non vi saranno mai divergenze, senza alcuna ambiguità, sulla strenua difesa del diritto di Israele ad esistere entro confini sicuri e riconosciuti da tutti gli Stati e a proteggersi da ogni forma di terrorismo.
Uomo di destra, vivo in Algeria, chiedo alla comunità italiana in Israele di riflettere con simpatia e comprensione al complesso dei miei sentimenti e di vagliare con attenzione la richiesta di fiducia di un candidato che si propone con disponibilità ed apertura intellettuale e si adopera ormai da due decenni a favore delle comunità italiane dell’area maghrebina e sud-sahariana.

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