CGIE: prepariamoci alla ripresa dei lavori (5 aprile 2006)
Siamo ormai arrivati alla fase finale delle elezioni legislative, cui
partecipano in loco anche gli italiani all’estero, almeno quelli che
riceveranno le schede elettorali.
Sono già esplose le lamentele, tutte le parti in causa hanno cominciato
sia a recriminare che a giustificarsi, dipingendo scene apocalittiche di
ricorsi, annullamento di elezioni ed ogni altra catastrofe immaginabile.
Negli Stati Uniti un Presidente è stato eletto grazie all’attribuzione
di una decina di migliaia di voti contesi e la nostra democrazia non
dovrebbe essere in grado di proseguire il suo cammino per qualche
contestazione?
Certo sarebbe preferibile una macchina perfettamente oliata e qui
sicuramente si sprecheranno le accuse e le recriminazioni su chi ha
fatto mancare l’olio ai meccanismi, su chi addirittura sarà sospettato
di averli cosparsi di sabbia.
Ormai non c’è più nulla da fare: come recita una famosa canzone
napoletana del dopoguerra “chi ha dato ha dato, chi ha avuto ha avuto”.
L’augurio però è che nessuno accetti con rassegnazione il fatto
compiuto.
È necessario, invece, rimboccarsi le maniche, ricominciare a lavorare e
produrre risultati concreti.
In un recente intervento l’Ambasciatore Benedetti ha indicato che i
tempi e le procedure previste dalla legge nazionale per la presentazione
delle liste e delle candidature sono eccessivamente ridotti per le
Circoscrizioni estero.
È un parere autorevole del responsabile al massimo livello della
macchina organizzativa per le elezioni all’estero: sarebbe un gravissimo
errore non tenerne conto per le eventuali proposte di modifica e le
necessarie integrazioni alla normativa.
A questo punto, ma non soltanto per questo problema, si pone
l’interrogativo: chi deve tenerne conto per proporre soluzioni adeguate
e fattibili?
Non vi è che una risposta: il CGIE, se tale organismo vorrà tornare ad
essere quella struttura di consulenza, quella palestra di pensiero ove
trovano la sintesi le diverse opinioni, dove le esigenze riconosciute
trovano priorità e indicazione di soluzione.
Passata la bufera elettorale e la ricerca di visibilità e di
caratterizzazione dei candidati sarà necessario ricominciare a lavorare
con spirito unitario: riprendere l’esame delle necessarie modifiche alla
legge istitutiva, rivedere e ricostituire i collegamenti con i Comites,
proporre le misure da adottare perché essi divengano strumenti operativi
di collegamento fra le comunità ed i Consolati più efficaci rispetto al
passato, completare in maniera definitiva l’aggiornamento delle
anagrafi.
Ma questo non è che l’inizio: lo scrutinio cui guardano con ansia i
Candidati darà un altro attesissimo responso, la percentuale di
partecipazione degli elettori al voto.
Se essa sarà significativamente inferiore alla percentuale nazionale si
renderà necessario un attento esame delle azioni da intraprendere per
coinvolgere le comunità all’estero, per guadagnare il loro interesse e
la voglia di conoscere e partecipare alle vicende politiche nazionali.
L’informazione televisiva e stampata, in lingua nazionale e bilingue,
l’utilizzo dei giornalisti italici all’estero, la loro selezione e
formazione dovranno avere una preminenza assoluta per riconquistare
l’attenzione, e perché no l’affetto, di comunità che si sentono
abbandonate.
La lettura dei verbali della recente Commissione Continentale dei Paesi
anglofoni extraeuropei fornisce un quadro desolante sulla situazione di
abbandono e di isolamento degli anziani, che richiede una escalation di
provvedimenti, peraltro già indicati, ed il reperimento di risorse non
ulteriormente procrastinabile nel tempo.
Alla centralità ed al funzionamento efficace dei Consolati il CGIE dovrà
guardare con rinnovato impegno e con molta attenzione formulando
proposte che uniscano efficienza a funzionalità e presenza sul
territorio, esaminando tutte le possibili sinergie utilizzabili
nell’ambito delle comunità.
Ed infine dovrà essere resa effettivamente permanente la Conferenza
Stato Regioni P.A. CGIE affinché sia possibile tentare di armonizzare e
rendere sinergici i sempre più frequenti interventi delle Regioni a
favore delle comunità all’estero.
Revisione dei tempi e procedure della legge elettorale, riforma del CGIE,
informazione, assistenza agli anziani indigenti, centralità dei
Consolati, armonizzazione degli interventi regionali e statali a favore
delle comunità all’estero sono quattro assi di sviluppo del pensiero e
dei provvedimenti di tale rilevanza da assorbire l’impegno convinto del
CGIE, quando esso avrà la possibilità di ritornare ad essere operativo.
Questa volta il Consiglio non sarà solo, o non dovrebbe esserlo.
La sua azione sarà accompagnata e, si spera, convintamene sostenuta da
un gruppetto di Parlamentari eletti con il voto degli Italiani
all’estero; su tutti, ne sono certo, attento, vigile e pronto
all’azione, il leone di nome Tremaglia.
È pur vero che deputati e senatori non hanno vincolo di mandato, ma c’è
da augurarsi che essi non dimenticheranno la loro origine ed anziché
farsi rinchiudere nei sottoscala delle sedi dei partiti che li hanno
indicati faranno sentire forte la loro voce, e se necessaria la loro
indignazione, soprattutto sui media nazionali, nel momento in cui
esprimeranno il voto nei bilanci del Ministero degli Affari Esteri e dei
Ministeri interessati alle provvidenze verso i connazionali residenti
all’estero.