Prima analisi del voto: partecipazione (10 aprile 2006)
Qualche giorno fa veniva richiamata l’esigenza di porre particolare
attenzione ai dati delle percentuali di partecipazione alle elezioni.
La circoscrizione che ha partecipato con maggiore intensità all’evento è
stata , come sempre, l’America meridionale, seguita però a breve
distanza da Africa Asia Oceania, mentre distanziati di almeno 5 punti
seguono le altre circoscrizioni.
Suscita stupore la modesta performance partecipativa della
Circoscrizione Europa (38,45), poco più di un terzo delle buste spedite:
i connazionali, infatti, hanno frequenti contatti con il Paese di
origine, appaiono orgogliosi della loro nazionalità, anche quelli di
seconda o terza generazione, possono seguire le vicende politiche con un
canale RAI nazionale (salvo qualche programma criptato, che non intacca
però la conoscenza delle vicende italiane), non abitano i vasti spazi
delle altre circoscrizioni, esprimono una dirigenza (almeno per quanto
si può osservare nel CGIE) combattiva e determinata, ma evidentemente
impotente o incapace o disinteressata a suscitare il coinvolgimento
della comunità, soddisfatti dalla partecipazioni agli eventi elettorali
di quel modesto nucleo di militanti che assicura il successo di una
candidatura.
Sembra di essere tornati all’Italia dei notabili, quando, pochi unti dal
Signore, variamente favoriti dalla sorte o dalla benevolenza, votavano
ed eleggevano sempre i soliti noti.
Evidentemente Giolitti non è ancora arrivato nella Circoscrizione
Europa, era troppo di sinistra.
Lasciato questo breve excursus in una parte del mondo che ha suscitato
curiosità e perché no interrogativi sullo scollamento fra comunità e
istituzioni, sui fallimenti di Comites e CGIE, e che comunque
meriterebbe una attenta analisi da parte di quest’ultimo, se mai
riuscirà a tornare operativo, si vuole qui rivolgere l’attenzione,
fornire una prima impressione sulla Circoscrizione Asia Africa Oceania.
La maggioranza dei candidati in quest’ultima circoscrizione, 14 su 18,
proveniva dal Continente Oceania, sul cui territorio sono presenti circa
130.000 connazionali, mentre negli altri due continenti gli italiani
sono poco più della metà, il 61% per la esattezza (55.000 in Africa,
26.000 in Asia).
Il Continente Oceania ed in particolare l’Australia, coi suoi giornali,
con la sua numerosa emigrazione di lunga data, ha monopolizzato
l’attenzione dei partiti nazionali che hanno abbondantemente attinto
aspiranti dalle fila dei loro simpatizzanti in quel Continente, circa
l’80% dei candidati.
Le comunità italiane di Asia ed Africa avrebbero forse meritato una
maggiore attenzione da parte del mondo politico: esse sono importanti e
vitali e rappresentano spesso un valore aggiunto per la nostra Nazione
nei Paesi di accoglienza, ma sono sparse a macchia di leopardo,
difficilmente organizzabili e poco sensibili agli appelli ideologici.
Si tratta spesso di una emigrazione recente, a seguito di imprese o
professionale, costituita da persone che amano gli interventi concreti,
che desiderano proporre una Italia fatta di industrie all’avanguardia,
un modello di successo.
Questa emigrazione non ricerca assistenza, ma il sostegno di una
adeguata politica di incentivi, di finanziamenti, di relazioni rapide ed
efficienti fra strutture dello Stato, di interessamento da parte di
Ambasciate ed Uffici commerciali.
Vuole in definitiva che lo Stato funzioni non solo come fornitore di
assistenza verso chi ha bisogno (ed è giusto), ma anche come propulsore
di attività all’estero.
Questa emigrazione ha risposto per scelta autonoma, perché scarsamente
sollecitata dai media e per nulla da personalità istituzionali,
all’appello delle elezioni, desiderosa di essere partecipe alle scelte
politiche del prossimo quinquennio e la sua partecipazione è stata
decisamente importante.
Ed è stata la lista “Per l’Italia nel Mondo con Tremaglia” che ha
individuato l’esigenza di non monopolizzare l’attenzione degli elettori
su un solo Paese della vasta Circoscrizione, forse proprio perché pur
richiamandosi ad una coalizione rivolge la sua attenzione più agli
Italiani che agli interessi di un partito.
Allo stato attuale non è dato ancora di conoscere i risultati di questa
scelta; l’augurio che facciamo è che essi le siano favorevoli.
Ad ogni modo, qualunque sia l’esito delle urne, rimane l’impegno di
fondo di continuare a manifestare un interesse determinato verso le
comunità di connazionali in Asia ed Africa, proponendoci, tra l’altro,
di perseguire con forza una modifica sostanziale alla legge istitutiva
del CGIE che assegni loro il peso che meritano.