Ancora alla ricerca di unità e leadership (30 agosto 2006)
Ancora di recente esponenti del centro destra, rivolgendosi agli
Italiani all’estero, hanno espresso inviti pressanti a marcare da vicino
le dichiarazioni programmatiche di membri del governo e rappresentanti
della maggioranza ed a tenersi pronti a chiedere conto della mancata
realizzazione dei programmi enunciati, mentre un dirigente di Azzurri
nel Mondo richiama l’attenzione sulla sostanziale efficacia di cinque
anni di guida politica della Casa delle Libertà e di Berlusconi in
particolare.
Noi restiamo convinti che il Paese sia stato governato bene: metà degli
Italiani più qualche decina di migliaia non ha condiviso la stessa
opinione ed è così che la maggioranza in Parlamento è cambiata.
Appare questo un primo punto su cui riflettere.
Marcare da vicino la maggioranza sul rispetto dei programmi significa
giocare di rimessa e probabilmente riperdere: ecco un altro punto su cui
riflettere.
Ma gli argomenti su cui appuntare l’attenzione sono ben più numerosi.
L’apporto dei voti degli Italiani all’estero, prezioso ai fini del
risultato elettorale, è stato sostanzialmente trascurato da un apparato
partitico che non ha saputo cogliere la novità e le sue conseguenze.
Le divisioni, ma soprattutto la mancanza di risorse e di professionalità,
l’improvvisazione e la inadeguata conoscenza delle attese maturate nel
mondo della emigrazione, hanno portato alla sconfitta nella
circoscrizione estero.
Tuttavia non sembra che fino ad oggi questo evento abbia prodotto una
reazione capace di proporsi efficacemente per rovesciare in un futuro,
che speriamo prossimo ma senza illusioni, l’orientamento elettorale
della maggioranza degli Italiani residenti all’estero.
I connazionali sembrano aver compreso di essere stati un fenomeno
balneare, di essere caduti in una specie di trappola, i loro
rappresentanti sono spariti, come previsto, nelle nicchiette all’uopo
preparate dalle segreterie dei partiti e non appaiono aver voce in alcun
capitolo e neppure di volerla avere, troppo timorosi di perdere prebende
e benefici.
Sembrerebbe un bene, almeno dal nostro punto di vista: ma, a guardarsi
intorno, quale struttura è attualmente in grado di assorbire,
canalizzare ed orientare l’eventuale disillusione?
Innanzitutto vi è un fondamentale problema di unità e di leadership.
Chi è, nel futuro, il leader capace di orientare ed essere riferimento
di questo mondo di centro destra all’estero, che pure ha espresso, in
condizioni difficili, circa la metà dei consensi elettorali?
Gli Italiani all’estero chiedono un riferimento sicuro e non qualcuno
che deve riferire ad un altro che sarà a sua volta ricevuto da uno
sconosciuto personaggio che forse valuterà con un responsabile della
struttura se la direzione politica debba essere portato a conoscenza del
problema.
La leadership deve essere unitaria se vorrà orientare parte del consenso
degli Italiani all’estero, e noi speriamo che in futuro sia la
maggioranza, con un programma coeso e condiviso, esercitata da un
politico di peso, che abbia accesso alla stanza delle decisioni senza
intermediari, coadiuvato da esponenti del mondo della emigrazione
saldamente ed efficacemente inseriti nei Paesi di accoglienza.
Questo primo passo faciliterebbe non tanto la messa a punto di proposte
comuni quanto l’individuazione delle priorità cui dare soluzione.
Manca poco più di un mese ad un’importante Assemblea plenaria del CGIE:
un’occasione da non mancare per presentarsi uniti e determinati a
sostenere un programma e le relative priorità, con concretezza, senza
sterili ed inutili polemiche.
Siamo minoranza, ma lo saremo senza speranza se divisi e succubi di
personalismi e partigianeria.
È un appello pressante quello che facciamo a ritrovare le ragioni
dell’unità ed un riferimento personale sicuro e convincente, capace di
rappresentare il terminale cui far affluire le aspettative e la speranza
di milioni di connazionali all’estero.