Galantuomini o peones? (10 ottobre 2006)
È appena terminata l’Assemblea plenaria del Consiglio Generale degli
Italiani all’estero, la prima del 2006, dopo circa un anno di
interruzione per le ormai note vicende legate alla sentenza del TAR.
Uno degli argomenti che è sembrato suscitare l’interesse dei Consiglieri
e’ quello legato alla permanenza o meno dei parlamentari neo-eletti
nelle cariche direttive del CGIE e, per alcuni, nel CGIE stesso, a
fronte, sempre secondo alcuni, dei delicati problemi di ordine morale e
funzionale derivanti dall’appartenenza ad entrambi gli Organismi.
A noi sembra un falso problema, anzi, non sensibilità morale, ma una
vera e propria fuga dalle responsabilità, quasi un provare imbarazzo ad
identificarsi a viso aperto con la schiera di connazionali emigrati che
li ha prescelti per realizzare attese, speranze, forse illusioni ormai
vecchie di cinquant’anni, con l’eccellente alibi che la Costituzione
italiana non prevede limiti di mandato per Senatori e Deputati.
Agli Italiani all’estero non interessano su quali e quanti scranni
siederanno i loro rappresentanti, l’unica cosa che chiedono è che siano
onorate le promesse e gli impegni presi.
Citiamo, a caso, un estratto del lungo editoriale pubblicato sui
quotidiani australiani “Il Globo” e “La Fiamma” il 27 febbraio scorso ad
opera del (Senatore) Randazzo:
“L’Unione è soprattutto forza propositiva e costruttiva, i suoi
candidati nella circoscrizione Estero s’impegnano, se eletti, a
rispondere ad una serie di esigenze ed istanze, di cui ne elenchiamo al
momento solo alcune:
- la riapertura dei termini di legge per il riacquisto della
cittadinanza italiana da parte di chi in altri tempi l’ha perduta per
spesso obbligata scelta di naturalizzazione nel Paese ospitante;
- un potenziamento della rete consolare, i cui servizi sono scaduti ad
un livello inaccettabile, indecoroso, da terzo mondo, a causa di
insensati tagli nel bilancio del Ministero per gli Affari Esteri, dove
risultano ridotte del 50-60 per cento le disponibilità finanziarie e di
personale dei singoli uffici consolari;
- un più consistente e impegnativo sostegno finanziario pubblico ai
Patronati, oggi rimasti all’estero come il solo presidio a difesa dei
diritti sociali di anziani, pensionati, vedove, delle fasce più deboli
dei nostri connazionali emigrati;
- una maggiore attenzione alla terza età, un ambito nel quale rientra la
maggioranza degli emigrati di prima generazione, che oggi necessita di
assistenza etnospecifica, appropriata sotto gli aspetti culturale,
linguistico, sanitario;
- una incisiva politica per il mantenimento, la trasmissione, la
promozione e la diffusione di lingua e cultura italiane all’estero;
- una politica di recupero linguistico e culturale delle seconde e terze
generazioni dei nostri emigrati;
- una radicale riforma degli Istituti di Cultura all’estero, oggi in
stato di abbandono, inefficienza e degrado a causa di penuria di risorse
umane e finanziarie;
- la creazione di adeguati strumenti per un’informazione di ritorno in
grado di prospettare fedelmente agli italiani d’Italia la composita
quanto dinamica realtà dei loro connazionali nel mondo;
- una cultura di ritorno con l’apertura di finestre in Italia per la
creatività italiana nel mondo che si esprime con risultati di sostanza
(ma ignorati in Italia) nei campi delle arti visive, della letteratura,
della comunicazione, della ricerca scientifica, della stessa
imprenditorialità nella più vasta accezione del termine;
- un profondo cambiamento di struttura, gestione e indirizzi di Rai
International, oggi cieca, muta, priva di segnale in Europa, e che
penalizza variamente i fruitori dei suoi servizi, dove con esosi canoni
d’abbonamento ai distributori locali del segnale (60 – 70 dollari
mensili in Australia, molto di più in Sud Africa), dove con
indifferenziati palinsesti che non tengono conto dei fusi orari, dove
con grezza partigianeria politica, dove con una ripetitività di stantii
programmi d’intrattenimento, dove con una penosa qualità amatoriale e
povertà di contenuti;
- lo sviluppo di più intensa collaborazione economica tra l’Italia ed i
Paesi con i maggiori insediamenti di collettività italiane;
- un coordinamento delle iniziative, oggi spesso dispersive e
scollegate, delle amministrazioni regionali nelle comunità di loro
specifico interesse all’estero;
- una proiezione nel mondo in cui vivono gli emigrati e i loro figli di
un’immagine dell’Italia generalmente più positiva e prestigiosa di
quella attuale e che possa, a sua volta, riflettersi sulla
considerazione riservata agli italiani, singolarmente e collettivamente.”
Aggiungeva, bontà sua, che “Nessuno ha bacchette magiche, ma che gli
impegni… sono l’espressione di una tensione morale verso obiettivi
rispondenti alle richieste e aspirazioni degli italiani all’estero.
L’espressione di una volontà di sensibilizzare partiti e istituzioni
sulle realtà italiane nel mondo.”
Ci scusiamo per questa lunga citazione che elenca puntigliosamente i
propositi, gli obiettivi e le intenzioni dei candidati dell’Ulivo.
Sono ormai diversi mesi che essi sensibilizzano i loro sodali di
coalizione, ma il risultato della tensione morale che hanno saputo
suscitare è rappresentato dall’annuncio, fatte le debite tare sui
capitoli di provenienza dei fondi, della elargizione di pochi spiccioli
in tabella A del MAE, fatto apparire come un grande risultato.
Ben altra sensibilizzazione hanno saputo suscitare le ONG, i cui
finanziamenti sono passati da 380 milioni di euro a 600, con un
incremento di 220 milioni.
Il Senatore Danieli ha sostenuto nel corso del CGIE che tale risultato
era dovuto alla circostanza che il sostegno alle Organizzazioni non
governative aveva raggiunto un apice negativo che non poteva essere
ulteriormente approfondito, ma è stato anche costretto a riconoscere, a
seguito di una interruzione, che la stessa deprecabile situazione
affligge i Consolati.
Senza peraltro che si registrino risultati altrettanto validi sul piano
dei finanziamenti.
Senatore Randazzo e sodali dell’Ulivo gli Italiani all’estero si
aspettano che non rinneghiate la vostra provenienza, le attese che avete
suscitato, le speranze che vi hanno accompagnato.
Nessuno chiede soluzioni miracolistiche, ma quella tensione morale che
vi induca a vergogna a fronte dell’elemosina dei pochi spiccioli che vi
sono stati gettati in viso.
È stato annunciato che il Ministero degli Esteri ha in corso la
mappatura delle sedi consolari e delle relative esigenze.
Sicuramente già ora sono disponibili almeno gli ordine di grandezza
degli interventi finanziari indispensabili per sanare situazioni ormai
insostenibili.
In questo primo anno un impegno di spesa nella Legge Finanziaria simile
a quello ottenuto dalle ONG può essere considerato di buon auspicio per
il futuro, ma è certamente ormai possibile anche individuare le risorse
necessarie per restituire completa efficienza all’organizzazione
consolare, e spalmarle nel corso dell’intera legislatura così come viene
realizzato per il Ministero della Difesa con gli articoli 187 e 188.
Il Senatore Randazzo, in un suo recente articolo, ha preconizzato il
disgregamento della Casa delle Libertà dopo l’approvazione della Legge
Finanziaria e la fuga verso la maggioranza di numerosi parlamentari.
Se ciò dovesse realizzarsi il potere negoziale dei parlamentari eletti
all’estero diventerebbe insignificante.
Senatore Randazzo, con affetto, questo è il momento di ottenere, in una
prospettiva di legislatura, le risorse necessarie a soddisfare la
maggior parte dei problemi che affliggono le nostre comunità all’estero
che Lei ha così bene individuato, questo è il momento per Lei ed i suoi
sodali di mettere in luce se siete galantuomini, meritevoli della
fiducia che vi è stata accordata o soltanto “peones” di partito usi ad
obbedir tacendo, soddisfatti delle nicchie in cui siete stati rinchiusi.