Il CGIE è "machista"? (11 ottobre 2006)
Gli italiani all’estero sono presumibilmente scarsamente interessati
al dilemma bizantino, presentato come esigenza morale, che angoscia i
Consiglieri del CGIE eletti in Parlamento: dare le dimissioni o
rimanere, nel CGIE naturalmente, il problema non si pone per Camera e
Senato.
Il Segretario Generale, On. Narducci, ha operato bene, con intelligenza,
pazienza, precisione, mostrando puntiglio e determinazione quando essi
erano necessari. La sua elezione al Parlamento non sembrerebbe una
ragione sufficiente a fargli lasciare un incarico in cui esperienza ed
equilibrio diventano preziosi, proprio quando inizia un periodo di
adattamento e di trasformazione delle relazioni fra CGIE ed Istituzioni.
Ma lassù dove si può e dove tutto si decide, al vertice dell’Ulivo per
intenderci, viene esumato un delicato manuale di metodologia per la
suddivisione del potere, per cui se il Vice-Ministro con delega per gli
Italiani all’estero appartiene ad un partito, il Segretario Generale del
CGIE non può appartenere allo stesso partito, ma l’incarico deve andare
all’altra componente della maggioranza.
Indispensabili equilibri di potere, viene suggerito, posizionamenti in
vista delle prossime tornate elettorali, vicine o lontane, di alcuni
“bocciati” eccellenti alle ultime elezioni, secondo un’interpretazione
maliziosa.
E gli Italiani all’estero cosa ne pensano di questi bizantinismi da
ultimo impero?
Ma veramente qualcuno pensa che possa interessare l’opinione di questa
sparuta schiera di connazionali ?
Ormai hanno votato, non rompano, si tornerà a titillarli in occasione
della prossima tornata elettorale.
Comunque se proprio è necessario cambiare il Segretario Generale del
CGIE, se l’elezione al seggio parlamentare dovesse necessariamente
provocare uno sconquasso negli incarichi direttivi delle varie
Commissioni, se la prossima Assemblea dovesse assolvere ad una funzione
elettiva, sembrerebbe opportuno e razionale guardarsi attentamente
intorno, anziché adeguarsi supinamente alle indicazioni delle direzioni
dei partiti.
Il Consiglio, infatti, non è appena insediato, i Consiglieri si
conoscono, hanno lavorato insieme, di alcuni si sono apprezzate, oltre
alla indispensabile preparazione ed esperienza, le capacità dialettiche,
la predisposizione al dialogo, pur nella fermezza delle opinioni, la
disponibilità ad ascoltare, mentre di altri si è preso atto
dell’inopportuna asprezza caratteriale, dell’eccessiva caratura
ideologica, dell’insofferenza alla diversità delle opinioni.
Sono dunque disponibili tutti gli elementi per scegliere al meglio,
ciascuno con la propria coscienza ed intelligenza, senza che vi sia la
necessità di ricevere direttive.
Così fanno i liberali, nel senso di quelli che utilizzano la propria
capacità di scegliere, mentre i soldatini obbedienti aspettano
disciplinatamente ordini.
Una volta individuate le doti caratteriali ed intellettuali, verificato
l’indispensabile e corretto indirizzo ideologico e l’appartenenza allo
schieramento politico che fa riferimento alla maggioranza, si è certi
che solo un “maschietto” abbia le qualità per soddisfare la bisogna?
Nella seduta inaugurale dell’attuale Consiglio degli Italiani all’estero
fu lamentata la mancata rielezione di alcune candidate e sostanzialmente
la modesta presenza nel CGIE dell’altra metà del cielo, certamente non
adeguata simbologicamente a rappresentare gli immani sacrifici
affrontati da madri, spose, sorelle, figlie nelle dure vicende della
emigrazione per accompagnare i loro uomini.
La Francia con Segolene Royal, gli Stati Uniti con Hillary Clinton, la
Finlandia con la sua Presidentessa, la Germania con la Merkel sono tutti
esempi di Paesi che hanno avuto il coraggio di consentire alle donne di
mettersi in gioco e proporsi alle più alte magistrature.
Una recente inchiesta condotta da una prestigiosa firma internazionale
ha messo in luce invece la scarsa propensione registrata nel nostro
Paese a proporre candidature femminili per posizioni di vertice, e non
solo di accompagnamento, nelle organizzazioni di appartenenza, siano
esse private che pubbliche.
L’anno 2007 è stato dichiarato “Anno delle pari opportunità” dall’Unione
europea; la sinistra ne aveva fatto un tempo una delle sue bandiere, ma
essa deve essere sbiadita nel frattempo con la conquista del potere,
come è successo a quella del pacifismo.
Esperienza, qualificazione, preparazione, determinazione, intelligenza,
equilibrio, le doti caratteristiche, in definitiva, da ricercare in chi
aspira ad essere eletto alla posizione di vertice nel Consiglio degli
Italiani all’estero sembrano poter appartenere, a sentire le voci di
corridoio, soltanto ad un “maschietto”.
Al di là della propaganda in cui la sinistra è maestra, bisogna
dargliene atto, questa maggioranza del CGIE sembra affetta da un attacco
acuto di “machismo”, anche quando le coincidenze, vedi la proclamazione
dell’Anno delle pari opportunità, sembrerebbero stimolare il coraggio,
l’apertura intellettuale, la presa di coscienza.
Una curiosa contraddizione.