Si riparla di assistenza sanitaria e… di altro (31 gennaio 2007)
Sta finalmente tornando alla luce il problema,. gravissimo,
dell’assistenza sanitaria ai connazionali all’estero.
Se ne è occupata, recentemente, RAI International nella trasmissione
“Sportello Italia” condotta da Francesca Alderisi, che ha visto gli
interventi del Consigliere del CGIE Aldo Lorenzi e della dottoressa
Ricci, in rappresentanza del Ministero degli Esteri.
Il problema è anche l’oggetto di una disputa di primogenitura fra
Roberto Marchesi e l’On. Ferrigno.
Queste polemiche lasciano il tempo che trovano, non è certo in corso una
gara fra chi è più bravo nella difesa di un interesse vitale quale è la
salute nei confronti dei connazionali all’estero.
Tuttavia preme sottolineare, senza insistere, che qualche merito nel
sollevare il problema dell’assistenza sanitaria lo rivendica anche il
sottoscritto poiché in qualità di Segretario Generale dell’AILE
(Associazione dei lavoratori Italiani all’estero) iniziò ad occuparsene
nel lontano 1976, quando si scoprì che gli operai dei cantieri del
gasdotto italo-algerino nel deserto sahariano, obbligati per contratto
ad acquisire la residenza in Algeria, erano gravemente discriminati
poiché, se venivano rimpatriati per incidente o malattia, dopo 90 giorni
di cure in Patria perdevano ogni diritto all'assistenza sanitaria.
Ogni sforzo per ottenere la revisione di una norma palesemente
mortificante dei diritti alla salute di lavoratori all'estero si
scontrava con l'indifferenza di tutte le organizzazioni di tutela, che
erano più interessate ai grandi numeri del continente europeo che agli
interessi di un insieme certamente ridotto di utilizzatori
dell'assistenza.
La battaglia fu trasferita nel CGIE subito dopo la sua costituzione
(1991), ma anche in questa sede l'interesse è sempre apparso molto
modesto, fino alla clamorosa bocciatura, nel dicembre 2004, di un ordine
del giorno, reiteratamente presentato ed approvato ad ogni precedente
Assemblea plenaria, che chiedeva la parificazione di tutti i cittadini
italiani, all'estero ed in Patria, ai fini dell'assistenza sanitaria, e
l'abrogazione della norma che ne limita a 90 giorni nell'anno solare la
erogazione ai connazionali residenti all'estero.
Quello che invece suscita stupore e meraviglia, per non dire
indignazione di fronte ad un impudenza senza limiti, è un passaggio
della lettera di Roberto Marchesi in cui fa riferimento ad un suo
intervento presso l’On. Razzi e l’On. Bucchino volto ad ottenere il
riconoscimento del diritto all'assistenza sanitaria ai cittadini
italiani iscritti all'AIRE (quando rientrano sul suolo nazionale).
Lamentando la mancata risposta dell’on Razzi il Marchesi riporta che “il
Bucchino invece ha trovato l'iniziativa molto interessante e mi ha
promesso di occuparsene personalmente molto seriamente”.
L’On. Bucchino, in questa circostanza, fa mostra infatti una impudenza
senza vergogna.
I componenti del CGIE, infatti, ricorderanno sicuramente che nella
sessione di dicembre 2004 fu proprio l’On. Bucchino, medico, ad aver
preso la parola e tuonato dal palco contro l'approvazione dell'Ordine
del Giorno relativo all’assistenza sanitaria dei connazionali
all’estero..
Le sue motivazioni a sostegno della bocciatura furono così confuse che
la maggioranza di sinistra del Consiglio non ebbe il coraggio di
obbedire ad un evidente ordine di scuderia, ma si limitò soltanto a far
mancare il numero legale, che miracolosamente fu ricostituito, pochi
secondi dopo, per il successivo Ordine del Giorno.
È pur vero che gli ordini di scuderia non debbono essere confrontati
all’intelligenza ed al buon senso, che le idee sono buone soltanto se
vengono concepite a sinistra, che alla voce “Contrordine compagni” di
guareschiana memoria ci si contraddice senza pudore alcuno, però che il
diessino On. Bucchino possa cavalcare il tema dell’assistenza sanitaria
per i connazionali all’estero appare veramente indegno.
D’altra parte i parlamentari della sinistra ci hanno ormai abituato: le
promesse elettorali sono cadute sostanzialmente nel vuoto. ICI sulla
prima casa, Istituti di Cultura, scuole all’estero, tutto riversato nel
dimenticatoio.
La struttura consolare deve essere razionalizzata, dicono, non
potenziata e resa efficiente, sostituita, forse, dalla rete dei
patronati (quelli buoni, della sinistra) su cui far cadere una pioggia
di denaro per incoraggiare comportamenti allineati.
È contro persone senza pudore che è necessario confrontarsi, richiedendo
risultati concreti, sviluppando un’azione che derivi da un programma
condiviso e razionale, proponendo progetti volti a soddisfare
aspettative ormai ineludibili delle comunità all’estero.
Le capacità comunicative della sinistra, derivanti da una vecchia
scuola, sono note ed, in qualche misura, suscitano ammirazione.
Il Senatore Danieli appare particolarmente abile ad ottenere consenso
presentando il vuoto di iniziative e di risultati.
Non può essere consentito di vendere fumo: è necessaria progettualità ed
un chiaro disegno politico.
La riconquista delle comunità all’estero deve essere considerato un
obiettivo strategico dai moderati.
Abbandonarle a personaggi del calibro e della dirittura morale dell’On.
Bucchino non è soltanto un errore, è un crimine.