Hanno ucciso il dissenso e con esso il CGIE (16 febbraio 2007)
È nell’auspicio di molti che il Consiglio generale degli Italiani
all’estero, lo si è letto anche di recente, sia definitivamente
soppresso, perché manifestamente inutile, inadeguato alle esigenze delle
comunità all’estero.
Era tuttavia un’arena in cui si specchiavano le diverse anime della
emigrazione, una palestra nella quale, bene o male, si sono preparati
anche la maggior parte dei rappresentanti parlamentari eletti nella
Circoscrizione estero.
“Era” e mai verbo al passato fu tanto corretto.
Il Comitato di Presidenza del CGIE, che sembra essere stato preceduto da
una riunione della Consulta dell’Unione per gli italiani all’estero, si
è anche riunito alla presenza di molti parlamentari.
Il disprezzo per la democrazia liberale messo in luce nell’Assemblea
plenaria elettiva di dicembre 2006 rendeva già allora evidente che ogni
principio di autonomia sarebbe stato violato con l’imposizione, tra
l’altro, di un Segretario Generale fedele funzionario di un partito in
cui l’obbedienza alle direttive della Segreteria è abitudine fortemente
consolidata.
La partecipazione di parlamentari ai lavori del Comitato di Presidenza è
una forzatura della legge, che ne mina e minaccia l’autonomia, in uno
sfoggio di servilismo, a meno che esso non sia il primo passo di una
azione volta a rinunciare alla funzione di rappresentanza delle comunità
all’estero.
Su questa via purtroppo sembra invece ormai avviata la macchina di
revisione del CGIE.
Il colpo di genio che consente questo misfatto si realizza attraverso il
rifiuto, adottato dal CdP, di convocare a breve l’assemblea plenaria per
discutere il progetto di revisione della legge istitutiva del CGIE,
messo a punto dalla III^ Commissione, dopo averlo diffuso ai
Consiglieri, per definire, con la partecipazione di tutti, in pubblico,
compiti, obiettivi, organizzazione, strumenti, composizione.
Il rifiuto tanto più grave ove si consideri che in pratica dal dicembre
2005 il CGIE non si riunisce per affrontare temi operativi di interesse
delle comunità all’estero..
Asceso all’empireo del prestigioso incarico cui è stato elevato per
ordini di scuderia grazie a meriti acquisiti nell’ambito del partito e
come premio consolatorio per fastidiose bocciature subite nel recente
passato dall’elettorato il Segretario Generale poi, intervistato
dall’Agenzia Aise, non perde occasione di mentire presentando un
Consiglio Generale ove non vi sarebbe alcuna tensione, portando ad
esempio la recente riunione del Comitato di Presidenza, privo, come
noto, di qualsiasi forma dialettica di confronto, senza alcuna voce che
rappresenti l’associazionismo autonomo e di tradizione cristiano
liberale.
La “pacata” arroganza dell’uomo non conosce limiti, ma chi ha a cuore la
sopravvivenza e la salvaguardia dell’autonomia del CGIE dovrà
contrapporsi con ogni forza al disegno di questa maggioranza volto a
distruggerne lo spirito e la funzione.
Proprio la consapevolezza della determinazione delle componenti autonome
e liberali ha spinto il CdP a rifiutare il confronto ravvicinato in
assemblea plenaria, a meno di un coraggioso ed orgoglioso ravvedimento.
Il peggio è sempre dietro il prossimo angolo: questo Comitato di
Presidenza ne è la dimostrazione.