Anche il CGIE può essere capace di contribuire a soluzioni concrete (5 aprile 2007)
Si avvia a conclusione il lavoro del Comitato tecnico che ha predisposto
il nuovo Avviso del Ministero del Lavoro e della P.S. per la formazione
degli italiani residenti all’estero: un ulteriore incontro (11.04.07) si
rende necessario per concordare taluni passaggi delicati che richiedono
ancora una riflessione.
È la prima volta che un rappresentante del CGIE, in particolare il
Presidente della V Commissione “Formazione, Impresa, Lavoro,
Cooperazione”, è stato chiamato, su designazione dell’Assemblea
plenaria, a partecipare ai lavori di tale Comitato.
Il contributo del CGIE ha contribuito, in misura non trascurabile, ad
individuare soluzioni volte alla valorizzazione di tutte le figure
tipiche in emigrazione, potenzialmente interessate a tale tipo di corsi,
e soprattutto, tese ad un maggior coinvolgimento degli Organismi
rappresentativi (Comites).
L’Avviso, infatti, adotterà un nuovo approccio che affida alle
Rappresentanze consolari ed alle Comunità degli italiani all’estero un
ruolo centrale nel percorso degli interventi formativi, alla cui
cooperazione viene richiesto di far emergere i fabbisogni di conoscenze
e competenze professionali degli italiani residenti nelle diverse
circoscrizioni consolari.
Attraverso l’esame delle schede di rilevazione è stato, tra l’altro,
possibile individuare realtà territoriali extra UE rimaste finora ai
margini degli interventi del Ministero del Lavoro.
La partecipazione di un rappresentante del CGIE è risultata importante
perché finalmente è stato possibile far ascoltare l’opinione di un
delegato eletto dagli italiani all’estero, consapevole delle esigenze e
dei problemi delle comunità, un esempio di concretezza.
È anche una risposta a quanti continuano a sostenere l’inutilità del
Consiglio: esso deve mantenere la sua funzione di punto di incontro e di
sintesi fra gli interessi delle diverse aree continentali.
La discussione in atto relativa ad una necessaria revisione della legge
istitutiva dovrebbe concentrarsi non tanto su modalità di elezione, su
composizione, quanto piuttosto sulla struttura, sui poteri, sulla
collocazione, sulle procedure di lavoro, sulla organizzazione, affinché
il CGIE smetta di essere un luogo in cui si passa la maggior parte del
tempo a parlarsi addosso per poter leggere il proprio nome nei verbali
dell’Assemblea, ma una palestra di analisi e di idee, un crogiuolo di
progetti la cui concretezza sia pari alle attese cinquantennali delle
comunità.
Il lavoro della V Commissione ha avuto uno sbocco concreto ed ha
contribuito a produrre benefici per i connazionali residenti all’estero:
un primo piccolo passo, a dimostrazione che anche il confronto fra
sensibilità diverse può essere foriero di risultati proficui e positivi
purché non lo si soffochi nell’arroganza del potere.
Il cammino da percorrere è ancora lungo: i prossimi seminari ed in
particolare quello del prossimo autunno sulla Internazionalizzazione, un
tema di grande rilevanza per un “sistema Italia” correttamente inteso,
sono dietro l’angolo.
Lavorare e produrre soluzioni concrete sono obiettivi da perseguire con
determinazione per non portare acqua a chi vorrebbe sfasciare anche quel
poco che si è riusciti a costruire.